Ha fatto piangere, alle dive hollywoodiane, lacrime cucite con ago e filo. Ha ideato cortometraggi fantasma e s’è inventato programmi televisivi destinati a non andare mai in onda. Ha videoclippato Franca ValeriIva ZanicchiValentina Cortese. Si è autoincensato Papa e Imperatore Romano. Ha destrutturato il “viscontiano” Helmut Berger in un personaggio alla maniera di Dynasty. Ha plasmato il trailer di un ipotetico “remake” del Caligola di Gore Vidal, parafrasando il porno di Tinto Brass. Ha candidato Sharon Stone e Bernard-Henri Lévy alla presidenza degli Stati Uniti. Ha fatto “duchampianamente” litigare Natalie Portman Michelle Williams per una boccetta di profumo Greed… Decadente con gusto, trash con eleganza, pop con cognizione di causa, Francesco Vezzoli si è messo a guardare attentamente la tv alla Fondazione Prada di Milano. Non una televisione qualsiasi, ma la RAI Anni ’70: Arte + Cultura + Libero Pensiero ai massimi livelli. Schegge di luce in un decennio buio pesto. Quella Rai, scandagliata ad arte nelle sue Teche, oltre a essere «il nostro Centre Pompidou» per Vezzoli «è come una messa cantata in Duomo: non potendo contare sul videoregistratore, è un appuntamento che non puoi mancare perché non si ripete. E questo vale sia per i fatti di cronaca, sia per l’entertainment». Nel 1974 l’artista bresciano ha appena 3 anni: «Seduto sull’ottomana gialla della nonna, nel grande cinescopio in bianco e nero c’è Milleluci». E ne ha forse 1 in più quando, sempre dalla nonna, «il Telegiornale raccontava che alcuni membri delle Brigate Rosse erano stati assassinati. Mi ricordo chiaramente che una delle mie zie, seduta praticamente accanto al televisore perché era un po’ sorda, ha esultato e ha detto: “Bene, un nemico in meno”. Questo è uno dei ricordi più vividi che ho, a livello politico».

Realizzata col supporto curatoriale di Cristiana Perrella, la consulenza scientifica di Massimo Bernardini e Marco Senaldi, l’allestimento scenico di M/M (Paris) – Mathias Augustyniak e Michael AmzalagTV 70: Francesco Vezzoli guarda la RAI si snoda in 3 parti nella galleria Nord, nel Podium e nella galleria Sud della Fondazione Prada metabolizzando visioni, suoni, ragionamenti e meditazioni in un serrato dialogo/confronto fra schermi che diffondono immagini di repertorio e un’accurata selezione di opere d’arte. L’incipit di Arte e Televisione(prima parte di questa cucitura/ricamatura “vezzoliana” che è a tutti gli effetti un grande Blob) è affidato ai Paesaggi TV di Mario Schifano: 6 fotografie scattate allo schermo televisivo e poi modificate/manipolate con la pittura. Ad emergere, qui, è la “mission” pedagogica della Rai che negli Anni ‘70 realizza programmi come Educazione ArtisticaVisti da vicinoIncontri con l’arte contemporaneaArtisti d’oggiCome nasce un’opera d’arte. Ogni pittore (da Alberto Burri a Emilio Vedovapassando per Giorgio de ChiricoRenato GuttusoMichelangelo Pistoletto) viene intervistato, filmato mentre dipinge, scoperto, esplorato. Per evidenziare ulteriormente il binomio Arte/Televisione, ogni opera esposta (dal Cellotex Grande B di Burri, a La visita della sera di Guttuso; dal Sole sul cavalletto di de Chirico, al Serigrafo bianco di Pistoletto) si “specchia” nel relativo video. E il teatro? Quello vero? Andava di solito in onda il venerdì sera puntando sull’impatto scenografico di sperimentatori quali Giulio Paolini (in mostra la spettacolare installazione Apoteosi di Omero con 32 foto, 1 documento battuto a macchina, 33 leggii) che si metteva al servizio di classici come Casa di bambola di Henrik Ibsen e il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Viceversa, Il televisore che piange è il depistante, sovversivo contributo di Fabio Mauri estrapolato dal programma I fatti dietro le parole, Ecologia – Happening.

Un brusìo, al primo impatto. Che si trasforma, avvicinandosi, nel groviglio di voci degli anni di piombo, della strategia della tensione, delle stragi di stato, degli atti di terrorismo. Si volta pagina con la sezione Politica e Televisione scandita da Non capiterà mai più, 12 collage su carta di Nanni Balestrini. Il buio viene interrotto dal bagliore intermittente di decine di piccoli schermi sintonizzati sui telegiornali in onda dal 1969 all’80: dalla strage di Piazza Fontana, alla strage della Stazione di Bologna. Fra l’una e l’altra, l’ossessivo avvicendarsi di altre storie di sangue: la morte dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, il rogo di Primavalle, l’attentato terroristico palestinese all’aeroporto di Fiumicino, la strage di Piazza della Loggia e quella del treno Italicus, l’uccisione degli studenti Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, l’uccisione dei giornalisti Carlo Casalegno e Walter Tobagi, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Si prosegue, quindi, con le opere in sicofoil realizzate tra la fine degli Anni ’60 e i primi ‘70 dall’astrattista Carla Accardi, che non solo mettono in discussione l’arte come esclusiva “leadership” maschile ma accompagnano la proiezione di estratti da Processo per stupro Si dice donna, nonché filmati sul tema delle lotte femministe in Italia.

Intrattenimento e Televisione (introdotta dall’installazione La spia ottica di Giosetta Fioroni, che si concentra “voyeuristicamente” sul corpo di donna come oggetto dello sguardo e del desiderio) è la parte conclusiva della mostra: fra liberazione sessuale e mercificazione del corpo femminile; affermazione politica e ribellione individuale. 4 i programmi televisivi selezionati da Francesco Vezzoli: Milleluci, varietà del sabato sera presentato per la prima volta in assoluto da 2 donne, Mina e Raffaella Carrà; il mefistofelico, erotizzante Stryx con Patty Pravo a seno nudo, Amanda Lear in tenuta sadomaso e Grace Jonesche intona Anema e Core sotto la doccia; il favolistico C’era due volte, con Ilona Staller/CicciolinaSotto il divano, primo “talk show” al mondo condotto da una donna: Adriana Asti. A corredo della sezione, una serie di straordinarie fotografie: dai 41 scatti I Travestiti di Lisetta Carmi (1965-’71) che anticipano di 10 anni le Ladies and Gentlemen di Andy Warhol, alle 8 immagini di Jouissance (Paola Mattioli) che colgono orgasmatici primi piani; dalla Donna in scatola di Tomaso Binga, ai 28 ritratti al femminile di Elisabetta Catalano con protagoniste del cinema, dell’arte, del teatro, della letteratura e del gossip (le 2 icone da rotocalco Marta Marzotto e Marina Ripa di Meana). Applausi. Come l’opera d’arte sessantottina, di Gianni Pettena, che chiude (televisivamente) questa imperdibile mostra.

TV 70
Francesco Vezzoli guarda la RAI
Fino al 24 settembre 2017, Fondazione Prada, largo Isarco 2, Milano
tel. 0256662611
Catalogo Fondazione Prada, € 70

Foto: Mario Schifano, Paesaggio TV, 1970
Carla Accardi, Grande Trasparente, 1975
Installazione della mostra TV 70: Francesco Vezzoli guarda la RAI
© Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti, Courtesy Fondazione Prada