80 miglia a ovest di Detroit, c’è chi ne sta già parlando come il Woodstock Festival del Michigan. Gli organizzatori, poi, esagerano a enfatizzare in peace and music la 3 giorni di Goose Lake, vicino a Jackson, giacchè il movimento hippie e la Summer of Love sono bell’e che defunti ad Altamont, con l’afroamericano Meredith Hunter accoltellato a morte – durante l’esibizione dei Rolling Stones – da uno degli Hells Angels addetti alla sicurezza. Il Goose Lake International Music Festival che va in scena dal 7 al 9 agosto 1970, oltre a “spacciarsi” come il bengodi della droga pesante (fenciclidina altrimenti detta angel dust, cocaina, LSD, l’anfetamina psichedelica STP/Serenity, Tranquility, Peace…) ti fa vedere “like a fucking dream” e per la modica cifra di $ 15 Rod Stewart & Faces, Jethro Tull, Chicago, Bob Seger, MC5, Mountain, Ten Years After, Flying Burrito Bros, Alice Cooper, Savoy Brown, James Gang, Joe Cocker e altri ancora.

The Stooges

Sistematico, quindi, che i previsti 60.000 spettatori lievitino fino a 200.000 e passa, che è poi il “comitato di benvenuto”, l’8 agosto 1970, ad accogliere gli Stooges capitanati da Iggy Pop con i fratelli Ron e Scott Asheton (chitarra e batteria), Dave Alexander (basso) e il bonus di Steve Mackay al sax. Il loro concerto, inciso dal sound engineer Jim Cassilly su un nastro stereo a 2 tracce da ¼ di pollice, volatilizzato per 50 anni e ritrovato dal figlio Josh nel seminterrato di casa, è stato restaurato da Vance Powell allo Sputnik Sound e masterizzato da Bill Skibbe al Third Man Mastering. Sogno proibito dei collezionisti più “talebani” dell’Iguana, vede il quintetto eseguire dal principio alla fine Fun House, l’ellepì della sperimentazione uscito il mese precedente.

Ma facciamo un passo indietro. La mattina dell’8 agosto, Dave Alexander si scola una quantità industriale di birra Pabst Blue Ribbon, assume il barbiturico Tuinal, frappone dosi di superalcolici fra l’una e l’altro, si vocifera non disdegni il tranquillante che viene d’abitudine somministrato ai cavalli. Iggy Pop, dal canto suo, trascorre parte della giornata sniffando cocaina tagliata e anche male: il che gli causa momenti d’amnesia, al punto da non ricordare il proprio nome e tantomeno dove si trovi. A una manciata di minuti dal concerto, però, continua a ripetere a se stesso «you’re a musician, you’re going to play…», sale sul palco e si scatena come un fottuto pazzo as usual. Il bassista, al contrario, non ha la sua resilienza: le dita s’intorpidiscono sullo strumento e amen. Iggy, al termine dell’esibizione, lo licenzia senza “se” e senza “ma” dopo averlo incolpato di non essere riuscito a mettere insieme uno straccio d’accordo che sia uno. Né serve la difesa di Scott Asheton, il quale sostiene che qualcuno abbia scollegato l’amplificatore di Dave.

½ secolo dopo, Live At Goose Lake: August 8th, 1970 testimonia la (parziale) redenzione del bassista, che di fatto suona eccome, contraddicendo chi ha sempre sostenuto il contrario. Una performance qua e là inconsistente (ma Sid Vicious, per citare un nome a caso, secondo voi avrebbe fatto di meglio?) soprattutto nel brano Loose eseguito nella chiave sbagliata; ma più che consistente quando affronta da par suo il ritmo omicida di T.V. Eye e la tenebrosa litanìa di Dirt.

Nel suo complesso, Live At Goose Lake è un disco emozionalmente superlativo: Se Loose è rock & roll allo stato brado, Down On The Street anticipa tutto il metal degli anni a venire; T.V. Eye e 1970 (I Feel Alright) precorrono il punk 7 anni prima della sua nascita; Dirt secerne un blues blasfemo; Fun House e L.A. Blues innescano l’atonalità sublimando il free jazz di Steve Mackay, sassofonista stile Maceo Parker in acido. E su tutto svetta la voce di Iggy che schiuma rabbia, ulula, singhiozza, ti blandisce per poi prenderti a cazzotti. 3 anni dopo uscirà Raw Power, intestato Iggy and the Stooges. Ma sarà tutta un’altra storia.