«C’é un mondo da assaporare, circumnavigare…», afferma a un certo punto Bella Baxter, la straordinaria protagonista dell’ultimo film di Yorgos Lanthimos. Povere creature! (in esclusiva su Disney+) non è però il solito film “alla Lanthimos ”: toglietevi dalla testa le atmosfere cupe e drammatiche del Sacrificio del cervo sacro, o quelle illusorie di The Lobster: in questo caso, il regista greco ha osato di più andando oltre il distopico e il visionario. Sfiorando, solo per qualche istante, perfino la dolcezza.
Le scene sono volutamente surreali perché create dalla mente di Bella (una bravissima Emma Stone, fresca di Oscar come miglior attrice), alla quale è stato trapiantato il feto del bambino che portava in grembo. God (chiara allusione a Dio) interpretato magistralmente da Willem Dafoe, è il suo creatore: uno scienziato appassionato di pratiche chirurgiche che ama comporre puzzle di uomini e animali e che può vagamente ricordare, per la sua conformazione fisica e il suo status, il personaggio di Frankenstein.
Willem Dafoe
God vuole preservare la sua creatura, custodirla come un padre fa con la propria figlia. Bella è una bambina in un corpo di donna, pertanto non riesce a stare alle sue regole poiché la curiosità e la voglia di sapere superano ogni limite: dal piacere sessuale (su cui il film punta molto il focus), al piacere culinario, a quello di viaggiare. È totalmente inibita, svincolata da ogni condizionamento esterno, dice tutto quello che pensa fregandosene delle convenzioni sociali ed è proprio questo che la rende così unica e speciale.
Ogni scena e ogni passaggio di Povere creature! viene scandito da immagini visionarie e assurde che rispecchiano la consapevolezza che la protagonista assume del mondo: dagli aspetti più piacevoli, a quelli più spiacevoli come la sete di potere e la bramosìa di denaro. In questo senso, simbolica è la figura di Duncan (interpretato da Mark Ruffalo) che le farà scoprire la sessualità più vera e potente ma allo stesso tempo l’attaccamento ai soldi, la gelosia, il potere del gioco d’azzardo e tante altre connotazioni negative tipiche dell’essere umano.
Emma Stone e Mark Ruffalo
VISIONE, UTOPIA, REALTÀ: LE 3 FACCE DI “POVERE CREATURE!”
Visionario, utopico e reale sono le 3 facce di questo film. Yorgos Lanthimos ha deciso di riadattare per la prima volta nella sua carriera un romanzo – Poor Things! (1992) dello scozzese Alasdair Gray – per trarne un lungometraggio. Il testo di Gray, come ha affermato lo stesso regista, è molto visivo e di formazione fantascientifica. È stato pertanto soddisfacente poter lavorare su uno scritto di questo tipo, poiché ha dato libero sfogo alle idee bizzarre dell’intera troupe : dalla sceneggiatura (curata da Tony McNamara) alla scenografia, fino al trucco e ai costumi. Insomma, dentro a Povere creature! c’è un mondo intero, che riecheggia anche vecchi capolavori cinematografici e artistici.
Bella compie un viaggio fantastico e immaginifico toccando Lisbona, Parigi, Londra e Alessandria d’Egitto. Ogni scena è stata studiata nei minimi dettagli con riferimenti e cambi d’abito ben precisi. Per esempio quando va a Lisbona sta attraversando una fase più matura e meno infantile rispetto alle scene iniziali; pertanto, il suo look cambia così come cambiano i materiali dei tessuti utilizzati. Quando invece approda ad Alessandria d’Egitto, Bella trova davanti a sé la disperazione e per la prima volta sente che qualcosa in lei sta cambiando: la consapevolezza che non tutto il mondo è rose e fiori. Qui le scene riprendono le opere del pittore olandese Hieronymus Bosch, che raffigurava spesso il peccato e l’inferno.
Nel progettare i bordelli parigini, ultima tappa del suo percorso e segno che la sua indipendenza ormai ha raggiunto un certo grado di consapevolezza, gli scenografi Shona Heath e James Price hanno optato per colori tendenti al blu freddo, discostandosi dall’idea comune del rosso come colore della passione e dei peccati carnali. A tal proposito, l’innocenza della protagonista viene enfatizzata dagli abiti che indossa: dai baby-doll alle mutande stile vittoriano (che riecheggiano lo stile dell’epoca in cui il film è ambientato), fino alle lunghissime e finissime camicie da notte.
Povere creature! è esteticamente un piacere per gli occhi: sfido chiunque a non rimanere estasiato dalla bellezza delle scene e dei suoi costumi. Ulteriore pregio, gli evidenti richiami al cinema del passato. I cinefili più attenti avranno notato una somiglianza con le costruzioni architettoniche di Metropolis di Fritz Lang (1927). Ma non solo: sullo schermo si susseguono echi di pellicole di Luis Buñuel (in particolare Bella di giorno del 1967), E la nave va di Federico Fellini (1983) ma soprattutto Frankenstein Junior di Mel Books (1974), allo scopo di creare la figura di God.
“POVERE CREATURE!” E IL RUOLO DELL’INTROSPEZIONE E DELLA CONOSCENZA DI SÉ
Che se ne parli bene o se ne parli male, il film di Lanthimos è destinato a rimanere nel cuore perché porta lo spettatore a porsi delle domande compiendo un viaggio introspettivo che parte dall’età infantile fino alla consapevolezza dell’età adulta. Bella è stravagante e divertente, ma nel contempo porta con sé una serie di complessità che inducono chi guarda il film a chiedersi se sia giusto limitare l’uomo, o sia un bene lasciarlo libero di sfogare a piacimento le proprie perversioni e stranezze. Così facendo, diventeremmo forse più simili a bestie e sarebbe anarchìa, senza regole e vincoli.
Attraverso la sua visione distopica, surreale e contorta, ci viene in fin dei conti presentato il mondo in tutta la sua crudeltà. Visivamente d’impatto è la parte ambientata ad Alessandria, quando ci vengono mostrate le condizioni dei poveri e lo stupore sul viso vergine di Bella nel vedere che non tutte le persone riescono ad avere uno stile di vita adeguato. Il suo volto cambia perché si rende conto delle ingiustizie sociali e di quanto la sua vita sia, in confronto a loro, agiata.
Povere creature! è tutto questo e molto di più. Alterna momenti divertenti, per esempio quando ci vengono mostrate le creature strambe create dal dottor Baxter, poi cambia drasticamente con scene più inquietanti, più profonde, quasi viscerali. D’altronde la vita è proprio questo.