Di passaggio in Italia la settimana scorsa per 2 concerti a Milano e a Chiari (Brescia) che hanno chiuso un lungo tour mondiale iniziato in primavera, Natalie Merchant ha emozionato e coinvolto chi l’ha vista in azione sul palco grazie al suo naturale carisma, alla sua presenza scenica, all’empatìa, al calore e un’intensità che si riscontra anche in Keep Your Courage, l’album uscito lo scorso aprile e che quegli spettacoli servivano, almeno in parte, a promuovere.

Uno di quei dischi densi, pregnanti e impegnativi all’ascolto che crescono gradualmente finendo per avvolgerti e non lasciarti più. A patto che gli si dedichino tempo, attenzione e pazienza; pratiche desuete nelle modalità di consumo della musica contemporanea. È un concept sulle varie facce dell’amore, un ciclo di canzoni sul coraggio dei sentimenti e sulla forza del cuore che la cantante di Jamestown, stato di New York, ha iniziato a scrivere in un momento drammatico per il mondo e per lei stessa: durante la pandemìa, mentre faceva i conti con la sua condizione di madre single e cercava di recuperare la sua integrità fisica a seguito di un delicato intervento alla spina dorsale che le aveva provocato danni (per fortuna non permanenti) alle corde vocali togliendole addirittura la possibilità di cantare.

Natalie Merchant
© Steve Cerf

Non pubblicava un disco d’inediti da 9 anni; e lei stessa non sa bene come definire questa sua nuova musica che ha subito immaginato in testa in una dimensione semiacustica e orchestrale che garantisse dinamica e chiaroscuri, chiamando a collaborare – spesso a distanza, date le restrizioni imposte dal Covid-19 – non meno di 4 direttori/arrangiatori e sovrapponendo alla classica strumentazione rock (tastiere, chitarre acustiche ed elettriche, basso, contrabbasso e batteria) un elegante tessuto di archi e fiati.

È quello il côté musicale di 1 disco che parla di femminilità, di sorellanza e di femminismo toccando corde sensibili del nostro sentire contemporaneo, spesso attraverso il ricorso a metafore e a immagini simboliche: la Giovanna d’Arco che campeggia in copertina (raffigurata in una statua realizzata nel 19° secolo da Maria d’Orléans), santi e poeti, angeli custodi e figure della mitologia classica a cui Natalie sembra chiedere soccorso per orientarsi nella navigazione tempestosa dei sentimenti e dell’esistenza. «Sentirete la parola ‘amore’ non meno di 26 volte, se lo ascoltate dall’inizio alla fine», sottolinea lei stessa nelle sue rivelatrici e dettagliate note di copertina che gettano luce su un progetto complesso, frutto di un meditato processo di scrittura e di sovrapposizione sonora.

Non ha solo voluto un quartetto d’archi, trombe e tromboni, sassofoni e clarinetti, flicorni e corni francesi, l’artista americana con sangue siciliano nelle vene, che per la prima volta su un suo disco ha deciso di duettare con un’altra voce femminile: quella vigorosa e flessibile dell’afroamericana Abena Koomson-Davis, performer ed educatrice con trascorsi in un gruppo funk che dirige il Resistance Revival Chorus a Brooklyn, complemento ideale al suo inconfondibile ed emozionante contralto la cui presenza irrobustisce con una vena black i primi 2 pezzi del disco: l’energica incitazione alla resistenza di fronte alle avversità di Big Girls e l’invocazione alla Dea dell’Amore di Come On, Aphrodite.

La cantante americana con Abena Koomson-Davis

La stessa anima soul alberga anche in Tower Of Babel, un succinto e danzabile r&b sottolineato dal riff degli ottoni in cui Merchant canta del disfacimento di un rapporto di coppia con dolente ma asciutta rassegnazione; ma quelli sono gli unici uptempo di una collezione che indugia più spesso nella sospensione, nel tono meditabondo, in una voluta e ricercata lentezza. In un “pop da camera ” che fa da sfondo alla storia di un Narciso indifferente al travolgente trasporto amoroso della sua Eco (Narcissus); che accompagna le suppliche e le minacce a un angelo custode che nega amore e protezione (Guardian Angel, con Natalie impegnata a sfruttare tutto il suo range vocale); che incornicia un lirico quadretto ispirato al poeta e scrittore Walt Whitman (1819-1892); alla sua ostinata capacità di scorgere il bello e lo spirito più autentico di una nazione anche in un’epoca contrassegnata da sventure, violenze, guerre e decadimento morale (Song Of Himself).

Il folk di matrice britannica, vecchio amore di un’artista che sembra oggi una delle poche eredi plausibili della compianta Sandy Denny (e che 20 anni fa al repertorio tradizionale angloamericano aveva dedicato il disco The House Carpenter’s Daughter), è un altro ingrediente essenziale di Keep Your Courage. Lascia la sua impronta su Eye Of The Storm, una ballata celtica in cui Natalie canta di una «passione che è l’onda di un mare in tempesta o un fuoco in cui essere bruciati», delicatamente accompagnata dalle chitarre acustiche, dai violini, dai flauti, dai whistle e dalla cornamusa del gruppo tradizionale irlandese Lúnasa; e lo spettrale, lacerante affresco storico di Hunting The Wren, l’unica cover in cui Merchant si affida alla penna di Ian Lynch dei Lankum per rievocare la storia degli “Scriccioli del Curragh”, una comunità di donne irlandesi scampate alla Grande Carestia che nel 19° secolo vissero in condizioni disagiate ai margini della società nella piana di Kildare, spesso costrette a offrire il loro corpo ai soldati di un vicino campo militare per sopravvivere.

Altri soldati, i «coraggiosi soldati del cuore» per cui l’amore rappresenta una battaglia quotidiana e una questione di sopravvivenza, sono i protagonisti dell’epilogo: una minimalista, assorta e a suo modo maestosa cantilena dal titolo The Feast Of San Valentine, ambientata nel giorno della festa degli innamorati. “L’amore vincerà/l’amore e conquisterà ogni cosa”, è il messaggio finale di un disco che molto prima aveva trovato il suo architrave: Sister Tilly, 7 minuti e 40 secondi di vibrante emozione dedicati – come l’intero album – alla memoria di Joan Didion (1934-2021), dagli anni 50 del secolo scorso pioniera del New Journalism americano e simbolo dell’emancipazione femminile; e con lei alle tante “sorelle” di una generazione – quella della madre di Natalie – che sta lentamente scomparendo.

Un arrangiamento orchestrale magistrale, un’interpretazione vocale commovente e una più movimentata parte finale, ne fanno una delle canzoni più toccanti ascoltate quest’anno arricchita da un bellissimo videoclip che usa immagini storiche di repertorio girate in Inghilterra e negli Usa ai tempi della rivoluzione sessuale, delle marce per la pace e delle manifestazioni per i diritti civili. Calata nell’effervescente clima controculturale degli anni 60, l’immaginaria Miss Tilly raffigura un’altra eroina sopravvissuta alla sua dipartita terrena: incarna il coraggio e gli slanci ideali a cui Merchant invita donne e ragazze di oggi – e noi tutti – a ispirarsi per lasciare un solco su questo pianeta e diventare fautori del nostro destino.