Ogni volta che mi mangio con gli occhi lo zenith cioccolatoso della genialità di Aldo Mondino (1938-2005), sono certo che lui si sarebbe divertito come un matto a vedere in tv questo diluvio di forchette, coltelli, cucchiai, pannemontate, pastemadri, ricette, julienne, impiattamenti, sac à poche… e magari avrebbe ricreato per qualche chef 1 di quei mosaici – tipo l’Eldorado del 2000, con la skyline di New York – che sapeva inventare con le caramelle, lo zucchero, il torrone (celeberrima la Torre di torrone architettata nel 1967) ma soprattutto con i cioccolatini forniti dall’azienda Peyrano, torinese come lui. E resta mitico Ortisei del 1989: blocco di 70 chili di cioccolato che l’artista si mise a scolpire utilizzando la tradizionale tecnica della Val Gardena fino a ricavarne Le portrait de Marcel Duchamp, con tanto di stella a 5 punte sulla nuca, ispirandosi a una campana di cioccolato a grandezza naturale che aveva visto a Pasqua in una vetrina del Caffé Torino.

Grande, grandissimo Mondino! Che disse: «All’inizio degli anni 60 le mie opere (chiamarli quadri mi pare ora esagerato) erano ispirate ai giochi dei bambini. A quegli album a quadretti dove il fantolino può sbizzarrirsi senza imbrattare il resto della casa. Passano gli anni e io divento un pittore adulto, il gioco si fa più duro ma io non smetto di giocare e di tanto in tanto mi abbandono al gioco di parole. Da vecchio, dipingo e continuo a divertirmi moltissimo».

Scatenando con la sua innata versatilità un irresistibile senso ludico per l’arte, Aldo Mondino si è messo a dipingere a colpi “miopi” di pennello essendo miope di fatto: al punto da scambiare all’École du Louvre di Parigi (pur essendo a ragionevole distanza) le statue di bronzo per statue di cioccolato. Ma proprio la miopia ne ha decretato l’unicità: pittore sì, ma anticonvenzionale, fuori dagli schemi, spesso indefinibile. In una parola: outsider. Mondino a colori, coinvolgente retrospettiva spezzina, si occupa di questa creativa imprevedibilità con una quarantina di lavori su tela, carta e linoleum realizzati dal 1961 al 2000.

Accanto ai surrealistici dipinti degli esordi creati con gestualità frenetica e affollati da segni e immagini che richiamano Sebastián Matta, Wilfredo Lam e Tancredi Parmeggiani, spiccano i Quadri a quadretti che interpretano in maniera del tutto personale il fenomeno della Pop Art, le finte incisioni e il linoleum, fondamentale per le tecniche incisorie, che Mondino trasforma in supporto per alcuni quadri tra i più conosciuti in carriera: i Dervisci danzanti (olio e cioccolatini su linoleum) e gli Ebrei (lo era sua madre) identificati nei rabbini e in altri simboli della tradizione ebraica.

Oltre al gusto ludico che diventa gioco di parole (linoleum = olio di lino/olio su lino), a esplodere è la vastissima gamma di colori e textures legati a questo materiale semplice e industriale; come l’eraclit, legno “povero” utilizzato nell’edilizia su cui dipingere i Tappeti orientalisti sovrapposti in composizioni a parete. Accanto a queste opere provenienti dall’Archivio Aldo Mondino e da un selezionato gruppo di collezionisti, l’esposizione comprende anche Longships (1980), tecnica mista su tela di proprietà del CAMeC.

Mondino a colori
La pittura dagli esordi al linoleum
Fino al 22 settembre 2019, CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea, piazza Cesare Battisti 1, La Spezia
tel. 0187727530
Disponibile in mostra il Catalogo Generale Vol. 1, a € 210 anzichè  € 300

Foto: Sportivo, 1963
Festa araba, 1985
Libra, senza data
Mond80
Mon Dine, 1989
Aldo Mondino #4, Archivio Aldo Mondino, Milano