Nella Pop Art italiana non c’è stata solo Roma con la Scuola di Piazza del Popolo. Anche Milano ha fatto (e urlato) la sua parte: lo testimonia Milano Pop, coinvolgente collettiva con 52 quadri (il prologo è didascalicamente affidato ai mattatori della Pop nazionale: Mario Schifano, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Mimmo Rotella) che a Palazzo Lombardia evidenzia lo spessore artistico del capoluogo negli Anni ’60 e ’70. Questi “milanesi” – messo tra virgolette: dei 12 pittori selezionati solo 2 (Emilio Tadini e Umberto Mariani) nascono sotto la Madonnina; Silvio Pasotti, Enrico Baj e Tino Stefanoni sono lombardi di Bergamo, Vergiate e Lecco; gli altri provengono dal nord e dal sud Italia – trovano nella capitale industriale un terreno fertile di spunti, occasioni, ispirazioni. Se si dialoga e ci si confronta al Bar Jamaica nel quartiere di Brera, a pochi passi da corso Buenos Aires Giorgio Marconi inaugura nel 1965 la sua galleria d’arte puntando sui 4 della figurazionepop”: Adami, Del Pezzo, Schifano, Tadini. E dai muri della città, il nouveau réaliste Rotella strappa manifesti pubblicitari dando vita ai suoi décollages. Concettualmente distante dal gruppo romano che trasforma in icone “popular” i propri tesori fra Michelangeli (Festa) lupe capitoline (Franco Angeli) e Futurismi rivisitati a colori (Schifano), la Pop Art (e dintorni) meneghina, dichiaratamente anticapitalistica, s’ispira a quella inglese snobbando l’americana; non cavalca ma critica il consumismo di massa Anni ‘60; politicizza il decennio successivo adeguandosi agli anni di piombo.

Sono molteplici i punti di vista (e le divagazioni sul tema) di Milano Pop. Se Lucio Del Pezzo geometrizza e dipinge, ripensa a De Chirico e a Morandi, espone sulle mensole i suoi “oggetti” decontestualizzati, Emilio Tadini e Valerio Adami guardano alla Pop d’oltremanica per poi prenderne metafisicamente (il primo) e psicanaliticamente (il secondo) le distanze mentre Enrico Baj utilizza la plastica per visualizzare fumettistiche cravatte sul filo del paradosso. Silvio Pasotti, invece, avvelena il boom economico giocando sul grottesco e sull’erotismo; e Tino Stefanoni allinea meticolosamente imbuti e flaconi elaborando un “sillabario” da supermercato. Surrealistico e cromaticamente Pop è Umberto Mariani, con i suoi complementi d’arredo antropomorfi e vagamente feticisti. Da Arancia meccanica è l’arte di Sergio Sarri, che indaga il rapporto uomo-macchina lasciando trasparire una vena sadomasochista nel tipico stile del britannico Allen Jones. Meccanicizzato (nel senso di quella Mec Art teorizzata nel ‘65 da Pierre Restany) è il gesto pittorico di Gianni Bertini che ritrae l’iper consumismo, la moda, le conquiste spaziali. E hanno pennelli affilati quegli artisti che si “staccano” dal movimento, forti del loro impegno sociopolitico: Giangiacomo Spadari, legato a immagini prelevate dalla storia e dalla contemporaneità (il suo ritratto di Mao è ben più efficace dell’omologo warholiano); Paolo Baratella, critico nei confronti di un potere  che si fa sempre più violento e sanguinario; Fernando De Filippi, convinto sostenitore di uno stile contro-Pop, rivoluzionario e più che sessantottino.

Milano Pop trova infine il suo “sequel” ideale in Cinema Pop, che mette in mostra nei coreografici ambienti della Galleria Robilant+Voena una trentina di opere di Sergio Sarri e Giangiacomo Spadari che omaggiano la “settima arte”. Quadri dove i miti hollywoodiani vengono vivisezionati come fossero cavie da laboratorio (Sarri); pitture dai cromatismi abbaglianti che stravolgono in senso visionario pellicole storiche come Roma città aperta, Tempi moderni, Il mostro di Düsseldorf e Il cane andaluso (Spadari).

Milano Pop
Pop Art e dintorni nella Milano degli Anni ’60/’70
Fino al 29 maggio 2019, Spazio espositivo di Palazzo Lombardia, via Galvani 27, Milano
info pubblico: milanopop@f16arte.it

Cinema Pop
Sergio Sarri e Giangiacomo Spadari. Cinema in Pittura
Fino al 29 maggio 2019, Galleria Robilant+Voena, via Fontana 16, Milano
tel. 028056179

Foto: Sergio Sarri, Il grande prestigiatore (Le avventure di Nessuno), 1967, © Pier Enrico Ferri
Umberto Mariani, Gli oggetti ci guardano e passano, 1970, © Chiara Fasoli
Gianni Bertini, Questo nottambulo di Zorro (I due astronauti), 1965, © Pier Enrico Ferri
Fernando De Filippi, Cuba-Cuba, 1970, © Chiara Fasoli
Giangiacomo Spadari, Metropolitana, 1973 © Bruno Bani
Cinema Pop, allestimento, Galleria Robilant+Voena, Milano
Giangiacomo Spadari, Il cane andaluso, 1977; Sergio Sarri, Mattatoio n. 2, 1979