Nella tarda primavera del 1990, un inconsapevole incontro è avvenuto fra me e Luigi Ghirri (1943-1992). All’epoca lavoravo per la casa discografica di Richard Branson, la mitica Virgin Records, dove tutto era possibile: perfino allestire uno studio di registrazione mobile a Villa Pirondini, una dimora padronale del ‘700 abbandonata nella campagna reggiana. Mi avevano incaricata di seguire l’organizzazione artistica dell’album Epica Etica Etnica Pathos, epilogo di una delle band più “contro” del panorama musicale italiano: CCCP – Fedeli alla linea. Una tiepida mattina di un sabato di maggio parto da Milano per quel luogo sconosciuto ai più: via Guastalla per San Lodovico vicino a Rio Saliceto. Indirizzo assai vago, che mi fa inevitabilmente smarrire nella bassa padana tra fossati, campi e boschi (purtroppo il sistema GPS sarebbe diventato operativo solo 4 anni dopo). I tempi per la pubblicazione erano stretti, dovevo assolutamente portare a Luigi Mantovani (l’allora amministratore delegato) una bozza della copertina del disco. Dopo aver percorso più volte, avanti e indietro, la strada provinciale, arrivo a destinazione fiduciosa che Ghirri sia già al lavoro. Invece trovo tutti allegramente a bere e a gustare i prodotti gastronomici locali, ma del set fotografico neanche l’ombra. Passano le ore e nulla accade: chiedo delucidazioni alla moglie Paola che con garbo mi dice di pazientare. Oltretutto sono curiosa di saperne di più, di quel simpatico uomo dall’inconfondibile cadenza dialettale… All’improvviso, in quell’insolito pomeriggio, Luigi Ghirri si alza dal tavolo e scruta il cielo. Con grande rispetto, gli domando cosa sta pensando di fare e lui mi risponde con pacatezza che finalmente è arrivata la luce che attendeva. Inizia a scattare immagini istantanee per me e definitive in pellicola: mai prima di allora mi era successo di vedere all’opera un poeta assoluto della fotografia…

La nostalgia di quel magico incontro ha preso emotivamente il sopravvento mentre ammiravo Cartes et territoires, che propone il meglio della ricca produzione fotografica di Ghirri in 15 “capitoli” tematici: Fotografie del periodo iniziale, 1970-72; Paesaggi di cartone, 1970-73; Kodachrome, 1970-78; Colazione sull’erba, 1972-74; Diaframma 11, 1/125, Luce naturale, 1970-79; Catalogo, 1970-79; Italia ai lati, 1971-79; Atlante, 1973; Vedute, 1970-79; Il paese dei balocchi, 1972-79; Still-Life, 1975-79; Identikit, 1976-79; Il libro Kodachrome, 1978; Infinito, 1974; In scala, 1977-78. Un percorso focalizzato sugli Anni ’70, in cui Luigi ha assemblato un vastissimo archivio d’immagini a colori. Geometra di professione, comincia a scattare foto nei fine settimana: strade, piazze e periferie di Modena gli consentono di realizzare progetti e temi di architettura del territorio. Sui segni del mondo esterno, pone uno sguardo affettuoso osservando le modifiche apportate dall’uomo al paesaggio e all’habitat emiliano-romagnolo, “barometro” di un vernacolo locale esposto a nuove forme ambientali, ricreative, pubblicitarie. «Quello che m’interessa», riflette, «è l’architettura effimera, l’universo della provincia, quegli oggetti considerati kitsch che per me sono carichi di desideri, sogni, ricordi collettivi: finestre, specchi, stelle, palme, atlanti, globi, libri, musei, esseri umani…». Alla fine degli Anni ’70 accumulerà migliaia di punti di vista, sviluppando uno stile singolare e una complessa cornice concettuale. Nel ’78 pubblica Kodachrome, opera fotografica davvero eccezionale; e l’anno successivo allestisce Vera Fotografia nel centro espositivo dell’Università di Parma. Cartes et territoires riprende proprio la cartografia poetica di quella mostra con progetti incorniciati come Atlante (composto da foto delle pagine degli atlanti); Colazione sull’erba, dove l’artista osserva l’interfaccia tra artificio e natura nei piccoli giardini modenesi; Diaframma 11, 1/125, Luce naturale, sul modo in cui le persone fotografano e vengono fotografate; Italia ai lati e Vedute, sul paesaggio dei segni in provincia.

Luigi Ghirri ha rappresentato il mondo con riproduzioni, immagini, posters, modelli, mappe. E queste rappresentazioni equivalgono a segni dentro la città e dentro il paesaggio. Quell’Italia divisa fra vecchio e nuovo, era per lui fonte inesauribile di studi: «Una grande avventura nel mondo del pensiero e dello sguardo. Un grande giocattolo magico che riesce a far coincidere la nostra conoscenza adulta e il favoloso mondo dell’infanzia, il grande e il piccolo, le illusioni e le apparenze, i labirinti e gli specchi, la moltitudine e la simulazione». Quelle parole, unite al suo immenso talento, rappresentano per me un ricordo indelebile.

Luigi Ghirri
Cartes et territoires
Fino al 2 giugno 2019, Jeu de Paume, place de la Concorde 1, Parigi
tel. 0033-1-47031250
Catalogo, € 45
Album, € 9.50

Foto: Modena, 1973, CSAC, Università di Parma
Cartellone pubblicitario della mostra Cartes et territoires, © Eleonora Tarantino
Claude Nori, Ritratto di Luigi Ghirri, 1977
Modena, 1973
Bologna, 1973
Modena, 1973
Brest, 1972
CSAC, Università di Parma
© Succession Luigi Ghirri
CCCP – Fedeli alla linea, copertina dell’Lp Epica Etica Etnica Pathos, 1990