Ha 17 anni, nel 1943, quando un professore gli firma il permesso d’entrare – prima di compierne 18 – nelle biblioteche della natìa Firenze a sfogliare, fra un allarme e un bombardamento aereo, non solo i sacri testi Futuristi, Dadaisti e Surrealisti ma anche le agognate pagine di psicanalisi, antropologia, strutturalismo, positivismo logico. Oggi, che di anni ne ha compiuti 96, Lamberto Pignotti rimane il poeta visivo più coraggioso e avanguardista di tutti.

Qualche tempo fa, rispondendo allo Studio Bibliografico Marini che gli domandava se la Poesia visiva di cui era stato fra i padri fondatori fosse ormai morta e sepolta, ha lasciato intendere che «non lo è, ma talvolta lascia lacrimosamente credere che lo sia». E ha citato, a mo’ di prove provate, «i referti del Corvo e della Civetta a proposito della malattia di Pinocchio: “Quando il morto piange è segno che è in via di guarigione”, ha sentenziato il primo. “Quando il morto piange è segno che gli dispiace di morire”, gli ha replicato la seconda».

Lamberto Pignotti

A testimoniarlo idealmente è la serie di 19 fotografie ritagliate dai giornali e di altrettante poesie a esse dedicate in mostra fino al 14 novembre 2022 alla galleria d’arte Bianco Contemporaneo di Roma. Anzi, fino A data da destinarsi recita il titolo, “auspicando” una chiusura il più possibile ritardata visto l’oggettivo appeal di questa esposizione. D’altronde, che Lamberto Pignotti valga una (ri)scoperta lo dimostrano – poeticamente & visivamente, fino a coinvolgere tutti e 5 i sensi – le militanze nel Gruppo 70 e nel Gruppo 63; i collage verbovisivi degli anni 60 e 70; i libri oggetto e gli oggetti poetici; gli happening all’insegna delle poesie e no e delle cine-poesie; i chewing-poems da masticare e i drink-poems da sorseggiare; le minuscografie e le Ostie di poesia.

Gran Ragù, 1963-64

Sicchè, ispirata dal nostro recente vissuto collettivo e collegata al 1° ritaglio fotografico che cattura nel covid 19 il vuoto assoluto e assolato della stazione ferroviaria di Codogno, c’è la 1a poesia intitolata Per una destinazione sempre più indefinita: “All’inizio finiscono le feste / e si trova preso in una tenaglia alla finestra / che si apre davanti a quell’universo in espansione, / non per lui, / percorso da quei binari / che si allontanano dal contagio, muovendosi su un piano diverso, / per una destinazione sempre più indefinita”.

La 17a immagine, che si allunga in una prospettiva newyorkese, ci proietta invece a Quella farsa del progresso globale della 17° poesia che recita: “L’urto si è verificato col massimo fragore, / ma quella storia congestionata, / o meglio / quella farsa del progresso globale, / passato lo spietato incantesimo, / se di quello si era trattato, / perché tutto apparve allora andare a precipizio, / probabilmente verrà prorogata, / si allungherà, / ostentando anzi la propria ripugnante visibilità”.

La seduzione non ha età, 1998

Accanto al poeta visivo contemporaneo, A data da destinarsi ci racconta il Lamberto Pignotti in buona parte storico attraverso 19 opere che vanno dagli anni 60 sedimentando con le forbici, la colla e i pennarelli parole e immagini, verbi e visioni. Ma se i 60 del Gran Ragù, di Bel Paese e della Cultura di massa e cultura della massa occhieggiano al boom economico e alla pubblicità giocando d’anticipo sulla Pop ArtSemmai in contemporanea: la poesia visiva e l’arte Pop nascono ufficialmente nel 1963», ha avuto modo di precisare l’artista, «ma diversamente da Andy Warhol la mia poesia proviene da una stagione culturale ben più depressa»), gli anni 90 e 2000 di Dove posso parcheggiare?, Tutto sotto controllo, Rinascerà questo nostro Medioevo e La seduzione non ha età intrecciano moda, cronaca rosa, bulimìe social, essere, non essere, apparire.

Lamberto Pignotti
A data da destinarsi
Fino al 14 novembre 2022, Bianco Contemporaneo, via Reno 18/a, Roma
tel. 3342906204/3397370168
Catalogo/Cartella d’artista, € 50