Ci sono proprio tutti: Gomez e l’amatissima Morticia, Mercoledì e Pugsley, Mano e Lurch, zio Fester, la nonna e cugino Itt. La Famiglia Addams ritorna nei panni di cartone animato e i disegni ricalcano quelli originali delle comic stripes di Chas Addams (1912-1988) pubblicate nel 1938 sul New Yorker. Disegni che sono stati seguiti da serie tv, un musical di grande successo e che ora approdano sul grande schermo grazie alla regia di Conrad Vernon e Greg Tiernan (Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia) e alla Computer Generates Imagery.
La Famiglia Addams ha inizio con qualcosa di inaspettato che nessuno ci ha mai raccontato prima: come diavolo si ritrovano Gomez e Morticia a vivere nel banalissimo New Jersey, in quel maniero immenso e fatiscente? Immaginateli il giorno delle nozze nella loro indefinita terra natìa. Circondati dagli affetti più cari, non vedono l’ora di scambiarsi le rispettive promesse. Ma adesso cambiate punto di vista: bizzarri sconosciuti venuti per assistere al matrimonio dei 2 tipi più strani del paese, hanno invaso la piazza facendola somigliare a un film horror.
Il seguito? Lo potete facilmente immaginare: torce e forconi li obbligano a fuggire per raggiungere un ex manicomio criminale in cima a una collina, circondato da una palude che consente ulteriori protezioni dal mondo esterno. È qui che la coppia, con l’aiuto di Mano e Lurch, costruisce la mitica famiglia che 13 anni dopo, ormai sparsa per il mondo, sta per riunirsi in occasione della Mazurka della Spada di Pugsley, rito di passaggio dei giovani Addams all’età adulta.
Mercoledì (l’unico personaggio sempre in bianco e nero), più diabolica e anaffettiva che mai, decide di frequentare la scuola pubblica con gran disappunto di Morticia; Pugsley, sempre esagitato, fa saltare in aria qualsiasi cosa gli si pari davanti e continua a ignorare i preparativi della Mazurka facendo disperare Gomez; Lurch si occupa di tenere la casa sporca e inospitale… Eppure nonostante la valanga di pensieri che gli procurano i figli, i capifamiglia bruciano ancora di passione.
Come se non bastasse, sul paese cala Margaux Needler, agguerritissima conduttrice di reality show che ristruttura l’intera cittadina trasformandola in Assimilation, speculazione edilizia dove tutti dovrebbero vivere felici, omologati e immersi nei colori pastello. Ma nella foga di costruire, la bionda bonifica anche la palude che protegge casa Addams che ora si staglia inquietante all’orizzonte rovinando l’effetto del suo lavoro. Sicchè utilizzando i social, Margaux manipola i residenti affinché assecondino ogni suo desiderio al punto di scatenarli contro gli Addams riuniti a festa (esilarante come torce e forconi vengano sostituiti da smartphone con le immagini di cosa? Di torce e forconi!).
In tutto ciò la Addams Family è proprio come ce la ricordavamo: capace di perdonare anche le peggiori nefandezze dei suoi “avversari”, accoglie a braccia aperte chiunque senza giudicarlo ed è più che ben educata. Ma non basta a placare la furia di Margaux, che farebbe di tutto pur di raggiungere il suo scopo.
Malgrado la trama non riservi particolari sorprese e la riuscita visiva (in particolare nei dettagli) non sia impeccabile, il cartone animato scorre via liscio e il tema dell’integrazione e dell’accettazione del prossimo, contrapposti all’omologazione che certi standard ci impongono, viene trattato con un garbo più che adatto ai ragazzini. Inoltre un cast di voci di tutto rispetto (nella versione originale nonna Addams parla ad esempio come Bette Midler, nella versione italiana come Loredana Bertè), la soundtrack con il celebre schiocco delle dita, una serie di divertenti citazioni cinematografiche (il palloncino rosso di It, Mercoledì che a scuola riporta in vita le rane da vivisezionare come in Frankestein Junior…) e Lurch che suona e “grugnisce” Everybody Hurts dei R.E.M., valgono il prezzo del biglietto.
Foto: © Eagle Pictures
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