«Quando dipingo, lo faccio in pieno giorno per garantirmi la presenza costante di osservatori speciali: anziane signore, storici dell’arte ma soprattutto bambini. Quello che mi piace di loro è l’immaginazione: un misto d’onestà e libertà nell’esprimere ciò che gli passa per la mente. Così, ogni volta che mi è possibile, elaboro progetti insieme a loro». Per i bambini, Keith Haring (1958-1990) ha sempre avuto un cuore grande così. E ogni volta lo dimostrava non solo coinvolgendoli a dipingere i suoi murales, ma realizzando pitture e sculture da destinare a scuole e ospedali pediatrici. Nella primavera del 1987 il graffitista è a Parigi: «Attraverso Daniel Templon – il mio intermediario francese – e quelli del Centre Pompidou, abbiamo trovato uno spazio disponibile all’Hôpital Necker. Tra gli edifici vecchi e nuovi che fanno parte del complesso, proprio nel mezzo c’è una costruzione modernissima con una facciata di vetro e la scala di soccorso della Clinica di Chirurgia Infantile che corre su un lato della struttura. Il posto ideale per dipingere. Quindi, abbiamo fatto arrivare una gru per sostenere una cabina che muovendosi sopra una rotaia mi avrebbe consentito di venire issato su e giù, avanti e indietro. Dopo aver deciso i colori e ordinato tutto l’occorrente, ho iniziato a lavorare. Per la scala ci sono voluti 3 giorni ed è stato tutt’altro che facile, dal momento che io e il mio assistente Juan Rivera eravamo all’aperto e il tempo non è stato certo clemente. Ma ce l’abbiamo fatta, con grandissima soddisfazione».
Ribattezzata la Tour, simbolo di vita e di speranza per i piccoli malati, i loro genitori e il personale ospedaliero, prende forma il 28, 29 aprile e 5 maggio. Alto 27 metri e largo 13, l’affresco murale dell’Hôpital Necker-Enfants Malades (unica opera monumentale “en plein air” di Keith Haring in terra di Francia) viene inaugurato il 6 maggio ’87. «L’ho dipinto con il desiderio di accendere un sorriso a quei bimbi, adesso e per il futuro», annota il graffitista americano sui Journals, i suoi Diari. Appena sopra la sigla KH87, ecco le sagome di piccole creature che gattonano. Via via, sempre più in alto, in un festoso tripudio rosso, verde, giallo e blu di palloncini e stelle filanti, ecco materializzarsi sagome che si sfiorano e si allungano fino a lambire idealmente l’azzurro del cielo. La Tour, però, nel corso degli anni subisce i capricci meteorologici e i veleni dell’inquinamento. I colori, dapprima squillanti, cominciano a sbiadire. Le sagome, inesorabilmente, prendono a scrostarsi. Nel 2006 l’idea è di distruggere la struttura per lasciare spazio a un nuovo progetto architettonico. Per scongiurare la scomparsa di questo capolavoro, il mercante d’arte Jérôme de Noirmont si mette in contatto con l’ospedale e la Keith Haring Foundation per raccogliere attravarso sponsorizzazioni pubbliche e private i fondi necessari a garantire il restauro dell’affresco e integrarlo così nel nuovo paesaggio architettonico.Il 1° marzo 2012, da Artcurial, vengono battute all’asta 20 cassette delle lettere “customizzate” da altrettanti artisti. il 50% del ricavato va ai lavori di ristrutturazione. Il giorno successivo, alla Galerie Jérôme de Noirmont viene venduta a favore dell’Hôpital Necker la serie di fotografie di Alexandra Golovanoff intitolata Do I need a lift? (Ho bisogno di un’ascensore?). Il 17 aprile, viene organizzata da Sotheby’s un’asta con opere di artisti che avevano conosciuto Keith Haring o erano coinvolti in iniziative a favore dell’infanzia. Lo scorso 7 settembre, a 30 anni dall’installazione, ecco che la Tour, la battaglia per i bimbi malati e tutti coloro che hanno reso possibile la sua salvaguardia, vengono celebrati all’Hôpital Necker nel corso di una cerimonia ufficiale in presenza dello staff medico; della direttrice della Keith Haring Foundation, Julia Gruen; del direttore generale dell’assistenza pubblica-ospedaliera di Parigi, Martin Hirsch; di Michèle Barzach, nell’87 ministro della sanità. Restaurata nel 2016, quest’opera davvero unica al mondo ha riconquistato come un totem il proprio spazio vitale. Nel cuore del nuovo giardino che accarezza l’ospedale. Nel sorriso di ogni bimbo bisognoso di cure.

Foto: T. Jacob, © Keith Haring Foundation,
Courtesy Noirmontartproduction, Paris