Il titolo, XXL, dice già tutto. Extra Extra Large, come i 4 dipinti di Concetto Pozzati (1935-2017, padovano di nascita, bolognese d’adozione) che “danno il La ”, in grande stile, a quell’antologica che l’artista sognava di allestire con i suoi quadri “fuori misura ” realizzati dal 1963 al 2014.

Ci ha pensato con tutto l’amore possibile la figlia Maura, critica d’arte, curatrice e direttrice dell’Archivio Concetto Pozzati, che ha optato (dopo essersi confrontata con suo fratello Jacopo) per “un Pozzati extra extra large ”, annota nel catalogo della mostra, “un Concetto molto molto grande, giocando in questo caso con ironia sulla sua taglia di abbigliamento, sui suoi baffoni, sulla sua voce roboante, sul suo carisma non comune, sulla sua vita di artista, di intellettuale, di insegnante, di pensatore, di scrittore, di assessore alla cultura e promotore culturale assolutamente fuori dalla normalità ”.

Concetto Pozzati davanti a Ciao Roberta (2007)
© Vittorio Valentini

È dunque nella sua Bologna, nelle sale di Palazzo Fava affrescate da Ludovico, Annibale e Agostino Carracci, da Francesco Albani e Bartolomeo Cesi, che va in scena (è proprio il caso di dirlo, ammirare per credere) fino all’11 febbraio 2024 Concetto Pozzati XXL con la sua cinquantina d’opere suddivise per tematiche, allestite nelle 6 sale del Piano Nobile e nelle stanze del Piano Galleria, che “dialogano ” con le pitture e gli elementi decorativi di questo edificio dalle origini medievali. 200 x 600, per cominciare, è la dimensione kolossal dei 4 dittici elaborati fra il 2007 e il 2009 che accolgono i visitatori nella Sala Giasone suscitando stupore e una sorta di sentimento crepuscolare che non sarebbe affatto dispiaciuto al poeta Guido Gozzano.

A casa mia, 2007

Tempo sospeso, 2008-2009

Se infatti Ciao Roberta, commosso addio alla moglie scomparsa, visualizza “oggettisticamente ” ciò che più ci parla di lei (l’abito, il copricapo, le calzature, il sellino dell’amata bicicletta…), A casa miaè un invito a venire a trovarmi ”, ebbe modo di scrivere Pozzati, “per scoprire il mio nascosto ”; Tempo sospeso assembla orologi d’ogni epoca e foggia producendo il ticchettìo di “un tempo da ‘natura morta’ che s’incontra con il tempo della pittura ”; Cornice cieca, nel suo estetizzante rigore, “è il dipinto, è il quadro, è l’opera ”.

Analysis of Beauty da e per William Hogarth, 1974

La Sala Rubianesca accoglie invece Sottochiave e Occupato, inediti acrilici realizzati fra il 2013 e il 2014 che si ingegnano a sovrapporre, a reiterare, a intercalare voyeuristiche chiavi di casa (“L’occhio simbolico si appoggiava per ottenere i peccati del voyeur nell’innocente bonomìa del ‘guardare’ ”) e apparecchi telefonici (“Vorrei che tutti i telefoni fossero occupati per non dover cercare più abbracci virtuali ”), mentre nella Sala Enea gli anni 70 di grandi tele come Analysis of Beauty da e per William Hogarth e Eau Domestique ’74 percepiscono l’estetismo di certe conversation pieces settecentesche.

J. ovvero la sottomissione, 1964-65

Fondamentale, nella Sala Carracci, il dipingere Pop degli anni 60 che consentì a Pozzati di giganteggiare al pari (se non di più, in certi exploits creativi) di Valerio Adami, di Lucio Del Pezzo e oltremanica di Peter Blake e di Joe Tilson: vedi le socchiuse labbra vermiglie di J. ovvero la sottomissione, o le iconico-erotizzanti rose da accostare pruriginosamente alla serie Vulvare datata 2016 (“Lei, quella cosa, la si pratica con la pittura e la carnosità della pittura stessa si fa vulva del desiderio, perdendosi nell’abisso rosa e tiepido. Magari avvicinandosi e perdendosi a ‘L’origine del mondo’ del 1866 ”).

Rosa nera, 1969

E sorprende eccome, in Sala Albani, l’arte Optical (1967-1968) della scultura Mare decorativo con pioggia e delle tele a specchio Segnaletica e Pom 132 (“Guardarsi allo specchio è come far la guardia a se stessi. Ri-guardare. Tutti ci si ama in un ‘universo di specchi’ ”). Ben 301 sono invece i disegni a tecnica mista che compongono la cerebrale, filosofica installazione Dopo il tutto (1980), presentata per la prima volta nel 1981 alla Galleria De’ Foscherari e nel 1991 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

Scrive al proposito Marina Pozzati: “Numerosi i riferimenti ai pittori del passato, tante le citazioni di disegni della propria collezione privata, frequenti le immagini provenienti dal mondo animale e naturale, copiose le autocitazioni: il tutto reso possibile da quella tecnica del collage tanto amata da Concetto ”.

Pom 132, 1968
Courtesy Archivio Concetto Pozzati

Annotò invece suo padre, snocciolando uno dei suoi geniali calembours: “ ‘disegno’ è dire col segno e ogni segno chiamerà colore come ogni colore sarà disegnato ”. Parole che sottintendono il gran finale di questa eclettica esposizione: i 30 lavori su carta realizzati fra il 1959 e il 2016, dal Surrealismo Pop di Tempora e Il mio rinnovato amore per Leger, alla Mail Art della serie intitolata Il ricevuto.

«Ho sempre voluto tramare, ora vorrei solo tramandare», disse Concetto Pozzati. C’è indubbiamente riuscito.

Concetto Pozzati XXL
Fino all’11 febbraio 2024, Palazzo Fava / Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2, Bologna
tel. 05119936329
Catalogo Maretti Editore, € 27