Quando mi è stato proposto di recensire The Nightfly ho accettato con entusiasmo. Subito dopo, però, mi sono ritrovato nel bel mezzo di un’apatìa. Proprio come Donald Fagen che nel 1982, ben conscio d’aver toccato il vertice più alto della sua carriera, va in crisi ispirativa dopo l’uscita dell’album e non incide più nulla per 11 anni. Così anch’io mi sono chiesto per settimane cosa mai avrei potuto esprimere di interessante su uno dei più bei dischi che la musica moderna ricordi, che non fosse già stato scritto. Ci proverò comunque. Primo Lp registrato interamente in digitale, oltre a “rubare” il titolo al soprannome di un disc-jockey assai noto quando Fagen era un ragazzino (Lester the Nightfly, di Baton Rouge, Louisiana) ha una scaletta micidiale con 7 brani su 8 composti dal cantante e tastierista degli Steely Dan, fatta eccezione per Ruby Baby scritto nel 1956 da Jerry Leiber & Mike Stoller. Questo è un disco dannatamente perfetto, non ha una sbavatura che sia una ed è facile per chi lo ascolta cadere nel tranello dell’impeccabile musicista: credere, cioè, di trovarsi al cospetto di un prodotto così magnificamente suonato e arrangiato da risultare freddo. Nulla di più sbagliato: The Nightfly va ascoltato più e più volte; le sue canzoni (da I.G.Y. a Maxine, passando per New Frontier e The Goodbye Look) vanno assaporate in ogni loro sfaccettatura. E non è impresa facile giacchè il risultato, all’apparenza gradevole e scorrevole, solo dopo vari ascolti consente di analizzare e apprezzare appieno la raffinatezza di tutto l’insieme. E non è un caso che gli spartiti del compositore del New Jersey siano difficili da reperire: per la loro complessità, sono praticamente intraducibili.

Non saprei come definire la sua musica. Giusto, piuttosto, ammettere che preferirei non farlo. Le melodie cantate? È più facile ascoltarle da una tromba o da un sassofono. L’amore per il jazz e la presenza costante del piano elettrico Fender Rhodes, rendono quest’album un capolavoro irripetibile. La collaborazione con strumentisti d’assoluta qualità (Larry Carlton alla chitarra, i fratelli Brecker ai fiati, Marcus Miller al basso…) è garanzia d’immortalità. Pensate: pur non essendosi rivelato un gran successo all’epoca dell’uscita, The Nighfly s’è trasformato col trascorrere tempo in un “long seller” che non smetterà mai di vendere, forte del passaparola di ogni vero appassionato di musica.

Donald Fagen, The Nightfly (1982, WEA)