Mi stavo godendo Super Duper Alice Cooper, docufilm sull’ascesa, la caduta (alcolica, cocainomane) e la rinascita della rockstar più grandguignolesca di sempre, quando mi sono rivisto pischello, nel 1972, mentre sfoglio il settimanale Ciao 2001 e “incontro” un fotoreportage di Armando Gallo con un folle orrorificamente truccato il quale – complice un serpente boa attorcigliato al collo – dà al pubblico americano il benvenuto nei suoi peggiori incubi. In quel preciso istante, tramortito dalla folle messinscena, perdo la testa per il glam rock (fede tosta, incrollabile) e qualche giorno dopo metto le mani su una cover di Lp a forma di banco scolastico, inciso con un temperino e scarabocchiato da qualche monello ripetente. La apro e ci scovo dentro un paio di mutandine rosa che fasciano il disco. Ascolto il 1° pezzo divorando quelle parole (“School’s out for summer / School’s out forever / School’s been blown to pieces”) che non avrei mai più dimenticato. La scuola è finita per l’estate, la scuola è finita per sempre, la scuola è esplosa in pezzi… Bum! Scopro gli Alice Cooper (si chiama così la “shock-band”; in seguito quel folle adotterà da solista quel nome e quel cognome con Welcome To My Nightmare puntando sull’immagine di una ragazzina con un lecca lecca in una mano e un coltello da macellaio nell’altra) prima di Ziggy Stardust, T. Rex, Lou Reed, Iggy Pop e compagnia glitterata.

Quinta incisione dopo Pretties For You (’69), Easy Action (’70), Love It To Death e Killer (’71), prodotta da Bob Ezrin e incisa al Record Plant Studio di New York, School’s Out è il capolavoro di Vincent Damon Furnier: classe 1948, natali a Detroit, figlio d’un predicatore, esordi negli Earwigs (a scimmiottare il Brit Beat) negli Spiders, nei Nazz e poi leadership negli Alice Cooper (benedetti da Frank Zappa) coi chitarristi Glen Buxton e Michael Bruce, il bassista Dennis Dunaway e il batterista Neal Smith.

Geniale, mostruosamente creativo, questo disco ha il potere d’entrarti nel cervello con l’inconfondibile “riff” chitarristico dell’omonimo brano scontornato dall’ugola abrasiva di Dr. Jekyll & Mr. Hyde (cioè Vincent Fournier e il suo malefico alter ego, ispirato nel make up stile Bette Davis del film What Ever Happened to Baby Jane?). Poi ti conquista snocciolando rock, blues e ceneri country (Luney Tunes, Gutter Cat Vs. the Jets); citando il musical nello stile di West Side Story (Street Fight, Blue Turk); mettendo in scena il glam rock (My Stars); frullando Rolling Stones e rhythm & blues (Public Animal # 9); giocando sul “crooning” in chiave mefistofelica (Alma Mater); lasciando esplodere una parossistica black music elettrica e fiatistica (Grande Finale).

Domanda delle domande: se non fosse mai esistito School’s Out, avreste per caso sentito nominare Marilyn Manson, Twisted Sister, Mötley Crüe, Rob Zombie, Slipknot?

Alice Cooper, School’s Out (1972, Warner Bros)