Nel 1992 John Cale abbandona temporaneamente il cortocircuito rock incoraggiando un ritorno alle proprie classicheggianti radici. Lo fa dal vivo con Fragments Of A Rainy Season (ristampato in 2 Cd e 3 Lp) esibendosi “unplugged” prima che il termine venga universalmente gettonato a metà Anni ’90. Fra Parigi, Bruxelles e Stoccarda, rielabora 20 sue composizioni di culto che spaziano dal repertorio estetico/decadente dell’album Paris 1919 transitando attraverso le tossine glam di Fear e Slow Dazzle, fino alle rarefazioni di Music For A New Society e agli aciduli sperimentalismi di Artificial Intelligence. Zero band alle spalle, Cale viaggia con 1 pianoforte Steinway, 1 viola e 1 chitarra acustica al seguito. Tutto solo, a fare i conti con un grande passato (primi 2 ellepì dei Velvet Underground inclusi) di infinite luci e pochissime ombre.
Quando le sue dita si mettono a tartassare la tastiera e la voce si sovraccarica di nevrastenìe ecco la nuova, strepitosa rivisitazione di Heartbreak Hotel (Elvis Presley) e le sublimi riesecuzioni di Darling I Need You, Guts, Fear (Is A Man’s Best Friend) e The Ballad Of Cable Hogue. Quando viceversa il canto si acquieta e la chitarra prende a cesellare trame essenziali, non si può non provare brividi nostalgici riascoltando Chinese Envoy, (I Keep A) Close Watch e una mai così convincente Hallelujah di Leonard Cohen: esempi di classe immutata, che non si spinge mai sopra le righe e tantomeno deborda in stucchevoli virtuosismi. E quando il gallese rende omaggio con Style It Takes alla memoria di Andy Warhol, gli applausi si trasformano in calde ovazioni. Se il primo Cd si ribadisce memorabile, il secondo è un’imperdibile chicca per intenditori che mette in fila 8 outtakes: una doppia versione (la seconda “with strings”) di Fear (Is A Man’s Best Friend); Amsterdam e Broken Hearts ad alto quoziente neoromantico; una superlativa, straniante versione della velvettiana I’m Waiting For The Man; di nuovo Heartbreak Hotel, ma stavolta con gli archi in “feedback”; Paris 1919 e Antarctica Starts Here, in compagnia dell’inseparabile viola.
John Cale, Fragments Of A Rainy Season (1992-2016, Domino)