È un finto, scherzoso ululato a stravolgere nel 1978 la vita di Warren Zevon, 30enne chicagoano al 3° album solista dopo una lunga gavetta che l’ha visto anche scrivere canzoni di un certo successo (Like The Seasons, lato B di Happy Together dei Turtles), registrare jingle pubblicitari e fungere da direttore musicale e tastierista nei tour degli Everly Brothers. È l’ululato di un lupo mannaro a Londra, qualche anno prima del film di John Landis, una «canzone idiota per gente intelligente» (parole dell’autore) scritta in 15 minuti, istigata da Phil Everly, rimasta fuori dal disco precedente e con un soggetto curioso e surreale: un licantropo dandy e gigolò pronto a fare vittime fra il Kent e l’elegante quartiere di Mayfair, mentre l’attore horror Lon Chaney Jr. ne imita le gesta andandosene in giro con la Regina a fianco.

Scandito dalle note secche e squillanti del suo pianoforte, Werewolves Of London sarà anche una novelty song che taglia le gambe alle ambizioni di un autore che vorrebbe essere ricordato come «il Nabokov del rock and roll» ma è anche un pezzo irresistibile che ti resta in testa dopo un solo ascolto: se ne accorgono per primi i programmatori di una stazione radio di Milwaukee dopo le tante telefonate del pubblico che chiede di riascoltarla; e la sua imprevista longevità troverà una conferma quando, 8 anni dopo, Martin Scorsese la vorrà per la colonna sonora del Colore dei soldi (Warren intascherà l’assegno, ringraziando). Nel 1978 fu una hit, il grimaldello con cui il suo album d’epoca, Excitable Boy, si aprì un varco importante nelle classifiche (Top Ten negli Stati Uniti) assicurando a Zevon quella fama e quel denaro che gli presentarono subito il conto spingendolo nel baratro dell’alcol, delle droghe e degli eccessi da star.

Forse era destino che dovesse andare così, per il figlio di un giocatore d’azzardo, gestore di night club, puttaniere e semi delinquente; per un bevitore capace di ingollare tanta vodka da lasciare a bocca aperta amici famosi quali Clint Eastwood e Richard Gere; e impressionare persino un tipo come Hunter S. Thompson, scrittore scapigliato, re del gonzo journalism e compagno di gozzoviglie. Lui, che in un album successivo si definì il Signor Cattivo Esempio, un po’ ci giocava ma aderiva al ruolo con sincerità e convinzione, gli attributi giusti per dare voce a quei piccoli, meravigliosi racconti noir che spesso erano le sue canzoni. A una saltellante ma brutale title track in cui interpreta la parte scomoda e sgradevole di un assassino stupratore, fra un sax voluttuoso e innocenti coretti anni 50. A una folk song elettrica, solenne e potente come Roland The Headless Thompson Gunner, storia del fantasma acefalo di un mercenario in Africa che continua a frequentare i campi di battaglia e torna in azione per farla pagare cara al collega giustiziere assoldato dalla CIA (Warren la scrive dopo abbondanti libagioni con David Lindell, un ex soldato di ventura proprietario di un bar in Costa Brava in cui si era esibito per qualche tempo). E a Lawyers, Guns And Money, un titolo da romanzo di John le Carré, aspra, cattiva e dinamitarda, con quei potenti accordi di chitarra elettrica eseguiti in staccato da Danny Kortchmar e quel protagonista (potrebbe essere Warren, come no) perennemente in fuga tra un Paese e l’altro del Centro America, maldestramente invischiato fra affascinanti spie sovietiche e puntate al casinò, sicuro che avvocati, pistole e soldi siano l’unico mezzo per tirarlo fuori dai guai.

Anche la struggente Veracruz — flauto andino, umori da frontiera messicana e inciso in spagnolo cantato dal bassista Jorge Calderón — parla di guerra puntando il dito contro i guasti terribili e la noncuranza dell’imperialismo americano, mentre Nighttime In The Switching Yard, concitato ritmo funky disco alla Talking Heads, è figlia di quegli anni, inquietudine ed eccitazione anfetaminica di una notte passata in un deposito di treni. Come ha scritto il celebre giornalista David Fricke, aveva la voce di un “credente nel rock and roll“, Zevon, che in Johnny Strikes Up The Band celebra il potere balsamico di quella musica; ma era anche un compositore di grandi ballate, «un moralista nei panni del cinico» (come lo definì Bruce Springsteen) che nella torrida e romantica Accidentally Like A Martyr canta — c’era da giurarlo — di una passione travolgente e appassita.

Warren viveva allora a Los Angeles, amava la letteratura hard boiled (era amico di James Arthur Crumley), frequentava il jet set, era il fratello scapestrato che una comunità di scrittori, giornalisti, attori, musicisti e personaggi televisivi (il fratello di sangue David Letterman, che lo invitava spesso nel suo talk show) aveva accolto a braccia aperte. I crediti di Excitable Boy lo dimostrano inconfutabilmente: ci sono John McVie e Mick Fleetwood (la sezione ritmica dei Fleetwood Mac che suona su Werevolves), Jeff Porcaro e Linda Ronstadt, J.D. Souther e Jennifer Warnes, il chitarrista, coproduttore e coautore Waddy Wachtel e soprattutto Jackson Browne, il mentore che stravede per lui, che aveva convinto David Geffen a ingaggiarlo alla Asylum e che, una notte con la luna storta in cui Warren furente comincia a distruggere suppellettili in casa, lo placa e gli da il la per scrivere Tenderness On The Block, una affettuosa pacca di incoraggiamento sulla spalla a 2 genitori apprensivi che vedono la figlia crescere troppo in fretta.

Sintesi del suo periodo più folle e forsennato (berzerko, nel suo gergo), quell’Lp resterà il picco della sua produzione artistica, il viatico a un successo che gli darà «una breve opportunità di essere scortese con il prossimo» prima della rapida discesa agli inferi e poi la riabilitazione, il riscatto, la conquista della saggezza, il testamento spirituale di The Wind (con tanti amici famosi a rendergli omaggio) e la morte sopravvenuta a soli 56 anni per un mesotelioma. “Dormirò quando sarò morto”, aveva intitolato un’altra delle sue prime e migliori composizioni; e per lui era finalmente arrivato il momento di riposarsi. I tempi di Excitable Boy, invece, erano quelli dell’adrenalina, dell’avventura, delle emozioni forti e del tutto e subito: per quello ancora oggi lo si ascolta in punta di sedia, travolti dal fremito e dall’eccitazione di quei suoi anni febbrili, un po’ sciagurati e vitalissimi.

Warren Zevon, Excitable Boy (1978, Asylum)