Nel centenario della scomparsa dell’attrice teatrale Eleonora Duse (1858-1924), Sonia Bergamasco scrive e dirige il documentario Duse, The Greatest.
Attraverso immagini e riprese dell’epoca, veniamo coinvolti in un’indagine sulla diva che ha cambiato per sempre la professione attoriale ispirando Lee Strasberg, direttore dell’Actors Studio di New York. Ma com’è possibile che una donna, di cui rimangono solo un film muto (Cenere), qualche ritratto e qualche fotografia sia ancora così influente?
Esaminando la Divina oltre il suo stesso mito, troviamo un’Eleonora dalle umili origini che molto ha faticato a tener separata la vita pubblica da quella privata. Legata al palcoscenico fin dalla giovane età, la Duse non esitava a mostrare un talento senza pari, a dispetto di una voce tutt’altro che potente che all’epoca sembrava più che necessaria sulle scene. Protagonista in svariate storie d’amore (celeberrima la sua relazione con il Vate, Gabriele D’Annunzio), spesso paragonata alla contemporanea Sarah Bernhardt, l’attrice francese, aveva come alleate la riservatezza e la tutela della privacy che guidavano ogni sua decisione.
Fra gli intervistati di Duse, The Greatest segnaliamo Annamaria Andreoli, Valeria Bruni Tedeschi, Ellen Burstyn, Fabrizio Gifuni, Ferruccio Marotti, Helen Mirren, Emiliano Morreale e Mirella Schino. Alle attrici Elena Bucci, Federica Fracassi, Caterina Sanvi e Giuditta Vasile il compito di comprendere invece le ragioni di certe sue scelte comportamentali, ragionando sulle tecniche recitative (la postura del corpo, la gestualità) e il modo d’affrontare la scena.
C’è poi chi ha fatto in tempo a vederla o addirittura a conoscerla come Lee Strasberg, Carmelo Bene, Emma Gramatica, Lilla Brignone, Luchino Visconti, Charlie Chaplin (dopo averla ammirata in un teatro di Los Angeles scrive: “È la più grande artista che io abbia mai visto ”), Eva Le Gallienne e Misa Mordeglia Mari. Ognuno di essi ha contribuito a fare un passo in più nella direzione di una donna libera e sincera, avanguardia del femminismo, che all’Arte ha consacrato la propria esistenza.