“La musica è come la vita: si può fare in un solo modo, insieme ”
Ultima tappa sold out di un tour nei più bei teatri d’Italia. È toccato al Teatro Regio di Parma, che per una sera ha dismesso i panni verdiani per indossare quelli di Antonio Diodato, protagonista indiscusso (e con merito) della musica d’autore di questi ultimi anni. Autore che di recente con l’intenso, vibrante brano La mia terra ha reso omaggio alla città del cuore, Taranto, col suo tormentato vissuto siderurgico, ambientale, umano. Autore che nel 2020 ruppe il silenzio assordante del lockdown con una canzone, Fai rumore. Come a dire: l’amore e la vita che non si arrendono mai, neppure nei momenti più bui.
Antonio Diodato
© Alessio Albi
I suoi pezzi, da Atto di rivoluzione a Mi si scioglie la bocca fino a Ubriaco, hanno scaldato la platea parmigiana così ben abituata alla musica di gran qualità con una formula da decenni vincente: la canzone romantica d’autore. E il pubblico non ha esitato a lasciarsi coinvolgere dai brani eseguiti con maestrìa dalla band che ha accompagnato il cantautore nato ad Aosta e cresciuto a Taranto.
Professionisti scelti non a caso, in grado di esercitare la propria bravura senza stonature o leziosità: Rodrigo D’Erasmo (violino, arpa elettrica, percussioni), Gabriele Lazzarotti (basso), Alessandro Comisso (batteria), Simona Norato (tastiere, percussioni, chitarra elettrica), Lorenzo Di Blasi (piano, toys, cori) e Andrea Bianchi (chitarra elettrica e acustica).
© Eleonora Tarantino
Se una nota di merito va alla regia teatrale di Filippo Ferraresi, che ha messo in scena un microcosmo di artisti incorniciati da un notevole impianto luci con cambi di colore dalla grande forza espressiva e geometriche lastre di plexiglass in sospensione, Diodato ha scandito ogni nota muovendosi sul palcoscenico a passi di danza e gestualità mimiche che hanno messo in risalto le sue doti interpretative.
Ma ciò che si è più distinto è stata la capacità di fondere musica, emozioni, vita vissuta e denuncia sociale in uno spettacolo che ha fatto emergere il suo lato umano senza strizzare l’occhio alle mode ma creando brano dopo brano un’arte musicale ormai riconoscibilissima. Arte orgogliosamente “contaminata ” da un rock mai eccessivo né troppo timido. In più, con Paloma, si è riusciti perfino a evocare un certo Brasile e più in generale il sound tipico dell’America Latina.
Il concerto al Regio non ha fatto altro che ribadire quanto Antonio Diodato stia vivendo un periodo di felice creatività. Perciò, ringraziandolo di cuore, auspichiamo che continui a dispensarci emozioni in musica: perché ne abbiamo tanto bisogno ma soprattutto perché questa, malgrado tutto, rimane pur sempre una Vita meravigliosa.