Nel 1975 David Bowie è reduce come protagonista dal film The Man Who Fell To Earth (L’uomo che cadde sulla Terra) diretto da Nicholas Roeg. Ritorna a Los Angeles che pesa a malapena 40 chili, soggiogato com’è dall’abuso di cocaina. Dichiara: «Ho fatto la mia parte. Per quanto mi riguarda, non ci saranno più dischi rock e tantomeno concerti perché il rock è morto: come un’imbarazzante, vecchia sdentata». Poi ci ripensa e incide ai Cherokee Studios di Hollywood l’album Station To Station (1976) alternando euforia e depressione, allucinazioni aliene e deliri persecutori.
Thin White Duke, si fa chiamare. Difficile per i musicisti stargli dietro, poiché quel disco è la sua via crucis : umana e professionale. Per poter risorgere dalle proprie ceneri, Bowie deve raggiungere l’Albero della Vita descritto nella Kaballah. Nel 2006, in un’intervista, ricorderà: «È stato uno dei periodi più cattivi della mia vita. Una sfuocatura, alimentata da un’ansia cronica che sconfinava nella paranoia».
America Sogni Diritti, la mostra fotografica a cura di ONO Arte in cartellone fino al 26 febbraio 2023 all’Archivio di Stato di Torino, racconta attraverso gli scatti di Steve Schapiro, fotografo di scena di The Man Who Fell To Earth nonché autore delle copertine di Station To Station e di Low (1977), quell’oscurità americana che fece rischiare a Bowie di implodere. Letteralmente.
È il 1974 quando s’incontrano per la prima volta in uno studio fotografico di L.A. Compito del fotografo newyorkese è “testare” con il suo obbiettivo idee e ipotetici personaggi che l’artista londinese avrebbe potuto “indossare”, con la consueta maestria, nei suoi concerti. Nulla di quella session fotografica viene predisposto: al contrario, ciò che viene messo in scena è il frutto dell’immediata sintonia fra i 2, che proprio da qui daranno il via a una reciproca collaborazione destinata a protrarsi fino al termine degli anni 80.
Se fuoriscena Bowie è in tutta evidenza l’ossuto, masochistico ritratto di chi è abituato a cibarsi di peperoni rossi, latte e cocaina, le luci del set ce lo restituiscono dandy, di un fascino addirittura offensivo tanto è innato e spontaneo. In più, quegli scatti visualizzano l’essenza del white soul che nel 1974 illumina gran parte dell’album Diamond Dogs e che sarà l’architrave, nel 1975 e nel 1976, di Young Americans e di Station To Station.
Ogni volta che c’è da testimoniare, nella seconda metà del 20° secolo, momenti clou della società americana (da John e Robert Kennedy, a Andy Warhol e la sua Factory; da Martin Luther King, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, a Mohammed Alì, fino al cinema d’autore del Padrino, di Taxi Driver, di Un uomo da marciapiede e di Apocalypse Now) Steve Schapiro è lì, sul posto, a documentare tutto con la sua macchina fotografica. Fra quei momenti, ritratto nel suo dannato splendore, c’è anche David Bowie.
© Steve Schapiro
David Bowie / Steve Schapiro
America Sogni Diritti
Fino al 26 febbraio 2023, Archivio di Stato, Sezione Corte, ingresso da piazzetta Mollino 1, Torino
tel. 011535529