Pomeriggio alla Sala scenografia del Teatro Regio di Parma, con l’appuntamento La danza dietro le quinte curato dall’esperta collega Valentina Bonelli.
16 ballerini alla sbarra mi introducono nell’atmosfera preparatoria allo spettacolo Glory Hall: Ana Patrícia Alves Tavares, Elias Boersma, Estelle Bovay, Emiliana Campo, Albert Carol Perdiguer, Sara De Greef, Leonardo Farina, Matteo Fiorani, Matteo Fogli, Arianna Ganassi, Clément Haenen, Arianna Kob, Federica Lamonaca, Giovanni Leone, Ivana Mastroviti e Nolan Millioud. Esili figure femminili ed evidenti muscoli maschili in outfit streetwear. Fra incredibili volteggi, addominali a terra, posture e torsioni, tutto si svolge nella massima concentrazione sotto lo sguardo vigile dell’aiuto coreografa Macha Daudel. In sottofondo, le partiture al pianoforte eseguite da Barbara Cocconi.
Glory Hall
A seguire, l’intervento del talentuoso coreografo Diego Tortelli, classe 1987. È stato il Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto a credere nella sua perspicace creatività fin dalla stagione artistica 2017/2018. Diego, che ha frequentato lo Studio76 di Brescia, l’Accademia Nazionale di Danza di Roma e l’Accademia Teatro alla Scala, spiega così Glory Hall: «È un viaggio sensoriale e ribelle in un luogo di mezzo, sospeso fra luce e oscurità. In uno spazio nero, mai realmente oscuro, la coreografia si sviluppa come un rito estatico dove sensualità e spiritualità profana s’intrecciano creando un gioco continuo fra piacere, virtuosismo e ricerca di una personale versione della gloria».
«Ribellandosi alla narrazione», prosegue il coreografo lombardo, «la danza si rigenera costantemente lasciando esplodere emozioni effimere, destinate a svanire e a rinascere. Tutto è possibile, in Glory Hall: la musica guida in un crescendo di armonia e trasgressione, per un’estasi che non conosce confini fra sonorità rock e melodie sinfoniche».
Il coreografo Diego Tortelli con la nostra Eleonora
Lo spirito del tempo che scandisce la serata del CCN / Aterballetto al Teatro Regio, si compone di 3 visioni coreografiche contemporanee in un neutro fondale nero: Glory Hall di Diego Tortelli, Reconciliatio del franco-canadese Angelin Preljocaj e Solo Echo della canadese Crystal Pite.
Un incessante riff sonoro scuote il palcoscenico. Fasci di luce in movimento creano un effetto acquatico ed è Glory Hall, con il vigore plastico dei corpi che evidenzia movimenti statici alternati a figure che scorrono come fotogrammi di un film muto. Dopo essersi avvicendati in performance soliste, in coppia e in gruppo in una sorta di Bolero scandito dalle chitarre elettriche e da pause sinfoniche del gruppo tedesco Godspeed You! Black Emperor e del musicista statunitense Onenhtrix Point Never, i ballerini si ritrovano avvinghiandosi e abbracciandosi, fra nuvole di fumo, per poi concludere il caos di questa danza tribale dei tempi moderni sfoggiando luccicanti top in un look total black griffato SportMax.
Glory Hall
Tutti in fila fronte al pubblico, le mani strette al collo in un ansimante respiro che si spalanca a braccia aperte, uno schiocco di dita. In sottofondo, ecco materializzarsi la cavernosa e inconfondibile voce di Iggy Pop che intona The Pure And The Damned, brano estratto dalla colonna sonora del film Good Time (2017), che chiude magistralmente Glory Hall con lunghi applausi a sottolineare l’impeccabile lavoro di Tortelli, scelta delle luci di Matthias Singer inclusa.
Dopo tanta bellezza, non è stato semplice immergersi nella seconda performance, Reconciliatio, tratta dal balletto Suivront mille ans de calm ispirato alla lettura dell’Apocalisse. In scena il pas de deux di Estelle Bovay e Arianna Kob, sotto le luci di Cecile Giovansili, sulle note pianistiche della sonata Al chiaro di luna di Ludwig van Beethoven. Le angeliche danzatrici, avvolte in body bianchi con le alucce, danno vita a una rappresentazione in sincro: gattonano, rotolano, scivolano, si alzano e si elevano senza mai incontrarsi o toccarsi, in una perfetta forma parallela per poi uscire di scena in meditativo silenzio.
Reconciliatio
“C’è profondo ottimismo nel mettere in scena un’opera d’arte e nel connettersi gli uni e gli altri attraverso di essa“. È la dichiarazione della coreografa Crystal Pite che ho letto nella presentazione dello spettacolo Solo Echo; e che conferma il mio pensiero sulle performance dei danzatori in una sorta di quadro Futurista. Ispirata a 2 sonate per violoncello e pianoforte di Johannes Brahms e alla poesia Lines For Winter di Mark Strand, richiama l’inverno attraverso la musica e il movimento. In particolare, l’espressione del movimento del corpo dei 7 ballerini che ritornano in scena: Ana Patrícia Alves Tavares, Elias Boersma, Albert Carol Perdiguer, Clément Haenen, Arianna Kob, Federica Lamonaca e Nolan Millioud.
Solo Echo
© Christophe Bernard
Ad alternarsi, coppie impegnate in plastiche gestualità che poi si uniscono in un sol corpo che si solleva, travolgendosi in un unico destino: “essere “. Sculture viventi, che vibrano nel freddo delle luci di Tom Visser creando un effetto fiocchi di neve che somigliano a lucciole.
Glory Hall, Reconciliatio, Solo Echo. Dietro al trittico c’è un grande lavoro che coinvolge tutti i sensi, rendendoci profondamente consapevoli del linguaggio del corpo e delle emozioni.