Appuntamento con “A cena con il produttore” al Ristorante Particolare Milano. Questa volta è il turno della Cantina Girlan. Philipp ci ha raccontato una delle realtà simbolo della viticoltura altoatesina. I vigneti Girlan sono dislocati su dolci e ventilati pendii, immersi nella quiete delle Dolomiti e baciati da quel timido sole che consente di far maturare lentamente i grappoli. Fondata nel 1923 da 23 soci poi aumentati a 200, ben 215 ettari coltivati con l’acquisizione dei migliori appezzamenti dell’Oltradige e della Bassa Altesina, la cantina è a Cornaiano, borgo famoso fin dal Medioevo per i suoi vini, poco distante da Bolzano e dal Lago di Caldaro.

Abbiamo iniziato la degustazione dal vitigno più elegante, il Pinot Bianco Platt & Riegl: vino raffinato, intenso, da sempre assai apprezzato per l’armonia e la delicatezza dei suoi aromi varietali. Il bouquet è molto elegante, con note di agrumi, cenni di fiori bianchi, aromi di frutta a polpa bianca. La pera, in particolare, mi affascina sempre nei profumi di questo vino! Al palato ha un perfetto equilibrio tra un frutto ricco e un’intensa freschezza, per chiudere con una piacevole sapidità.

Saliamo d’intensità aromatica e persistenza proseguendo con il Sauvignon Indra, che colpisce positivamente l’olfatto per il suo profumo intenso. Note agrumate e vegetali, di salvia, ortica e sambuco, rivelano l’identità territoriale di questo vitigno. Pur non amando troppo i vini con una spiccata aromaticità, devo ammettere che l’Indra rimane piacevole e scorrevole nella beva. Le particolari proprietà minerali del terroir, infine, spiccano inconfondibilmente al palato.

Ma il mio, di palato, non riesce mai a soffermarsi troppo su queste note così intense e furbe. Così, già sapendo cosa seguirà dopo, il mio calice scalpita… e ritorniamo su quello che si può considerare il Principe dei bianchi, ovvero Sua Maestà Chardonnay! Lo Chardonnay Flora è con ogni probabilità fra le migliori espressioni di Chardonnay dell’Alto Adige. Nasce da terreni molto minerali a circa 500 metri d’altitudine, che gli conferiscono un interessante profilo aromatico, complesso, elegante. L’affinamento è di 12 mesi in botte di rovere e di almeno altri 6 in bottiglia; si esprime su tonalità molto minerali con sentori di frutta gialla matura, agrumi e spezie. Il sorso è elegante, avvolgente, con ritorni coerenti con l’olfatto e di un impeccabile equilibrio. La sua è una suadente persistenza, che solo questo vitigno riesce a esprimere. Ecco, lo sapevo! Mi è venuta voglia di finire la bottiglia… da solo!

Ancora inebriati, passiamo ai 2 rossi della serata. Il 1°, forse meno conosciuto fuori dal “settore”, è un vitigno che amo perché lo trovo unico, piacevole e sorprendente, soprattutto quando meno te lo aspetti. La Schiava Vecchie Vigne Gschleier è un vino prodotto con il vitigno a bacca rossa più rappresentativo della tradizione altoatesina. È il rosso che meglio racconta la storia del territorio: il più diffuso in assoluto, prima dell’avvento di quella “rivoluzione bianchista” che ha cambiato il volto della regione. Elegante, fresco, fruttato e con tannini sottili, è snello e delicato, di grande scorrevolezza e piacevolezza di beva. Le viti, va sottolineato, hanno un’età compresa fra gli 80 e i 110 anni! Ottimo da bere giovane, possiede anche un buon potenziale d’evoluzione e invecchiamento. Il colore è rosso rubino chiaro e nelle versioni “classiche” e più giovani è ancora più delicato. All’olfatto esprime profumi floreali, delicati sentori di frutta rossa e di sottobosco. Il sorso è snello ma dinamico, profondo, con tannini sottili, sapido e da bere per tutta la serata.

Il mio calice, però, continua a scalpitare… forse perchè sta arrivando il Principe dei rossi… il Pinot Nero! Lo so, non siamo in Borgogna e non c’eravamo neanche prima. Ma se si vogliono bere i migliori Pinot Nero della nostra cara Italia, siamo nel posto giusto e il Trattmann è un Pinot Nero Riserva dell’Alto Adige in cui eleganza e struttura vanno di pari passo raccontando le potenzialità di questo vitigno. Di colore rosso rubino scarico, si contraddistingue anche dalle lievi sfumature che tendono al granato. Al naso si avvertono profumi ampi, dove una frutta rossa e ben matura si sviluppa su una trama più complessa. Armonioso, con un sorso elegante e delicato come una sensuale carezza, matura per 15 mesi in botte e barrique e si esprime in un bouquet di ciliegie e maresca e in un gusto morbido e strutturato, animato da finissimi tannini.

Una beva gustosa, piacevole, interminabile. Che vino! E pensare che il Trattmann ha dei fratelli maggiori che… ma questa è un’altra storia!

(Luca Beretta è il maître-sommelier del Particolare Milano)