“Tutto quello che ricordo se fossimo riuniti insieme / Sarebbero fuochi d’artificio solitari che lampeggiano sopra un mare insondabile / Ho cercato di ricordare tutti i tesori che trovai in quei giorni / Ma la connessione è debole e l’attimo si perde nella foschia / Provare sentimenti nuovi: Ketty Lester, Dee Clark, Bobby Vee… / Camminare lungo la diga al buio, dove il fiume sfocia nel mare / Sfarfallìo nelle finestre con lampadine da 40 watt e tv / Un turbinìo di moscerini in un prato, al tramonto / 1963 / Cerca di ricordare i tesori che trovammo in quei giorni / In retrospettiva, stelle piccole come diamanti nel cuore nero dello spazio / Tutto ciò che ricordo se fossimo riuniti insieme / Sarebbero fuochi d’artificio solitari che lampeggiano sopra un mare insondabile ”.
Sono versi colmi di nostalgia quelli che Brian Eno ci offre con la sua calda, inconfondibile voce troppo spesso sacrificata a favore di quella musica ambientale da lui teorizzata con album come Discreet Music, Music For Airports e Music For Films all’indomani dalla breve militanza nei Roxy Music. Sono i versi che riempiono d’emozioni All I Remember, in assoluto la sua più bella, riuscita, inedita melodia che da sola vale il prezzo di Eno, la soundtrack dell’omonimo documentario diretto dal regista e fotografo indipendente americano Gary Hustwit, dedicato ai 50 anni di carriera del sonic landscaper/non musician britannico: sintesi certosina di centinaia d’ore di riprese video, musica e interviste. Un lungometraggio che a ogni proiezione non è mai lo stesso. Che ogni volta muta pelle. Hustwit e il tecnico creativo Brendan Dawes hanno infatti progettato e sviluppato un software generativo allo scopo di mettere in sequenza scene e creare transizioni dalle interviste originali del regista con Brian Eno e dall’archivio di quest’ultimo, inclusi filmati mai visti prima d’ora e musiche inedite.
Brian Eno
© Gary Hustwit
Se non avete mai ascoltato nulla del musicista, songwriter, produttore discografico e artista visuale che di chilometrico nome fa Brian Peter George Jean-Baptiste de la Salle Eno, 76 anni, natìo di Woodbridge, nel Suffolk, questa colonna sonora di 17 tracce è l’ideale punto di partenza per scoprirne l’avanguardistica creatività: sia da solista, sia attraverso le acclamate collaborazioni con altri musicisti e compositori di vaglia. Ad esempio il chitarrista e cantautore canadese Daniel Lanois e suo fratello, Roger Eno, nell’impalpabile, siderale ambient music di The Secret Place estratta dall’album Apollo: Atmospheres & Soundtracks del 1983; nelle metamorfosi vocali e nelle disgressioni atmosferiche di Cmon, accanto al dj Fred Again (da Secret Life, 2023); nell’armonico fluire innervato da sapienti blitz nella world music di Ho Renomo, in coabitazione coi krautrocker Cluster (Cluster & Eno, 1977). Dall’imprescindibile Another Green World (1975) si dipana invece l’urticante funky di Sky Saw, mentre il calypso elettronico e la contagiosa orecchiabilità di Spinning Away (Wrong Way Up, 1990) sono i frutti dissetanti della partnership con John Cale, l’ex Velvet Underground; e il dripping elettronico di Motion In Field (Finding Shore, 2017) il felice esito della collaborazione con il tastierista britannico Tom Rogerson.
Si prosegue coi riverberi elettronici e la solennità vocale di There Were Bells (ForeverAndEverNoMore, 2022); le accelerazioni ritmiche e l’etno rock futuribile della straordinaria Third Uncle, da Taking Tiger Mountain (By Strategy) del 1974; la morbida melodia di Everything That Happens, architettata insieme all’ex Talking Heads, David Byrne (Everything That Happens Will Happen Today, 2008); l’easy listening (o è forse uno stralunato country?) che sottintende Stiff (My Squelchy Life, 1991); l’incanto cameristico di Emerald & Lime (Small Craft On A Milk Sea, 2010) condiviso con i polistrumentisti Leo Abrahams e Jon Hopkins; le rifrazioni ambient e i chiaroscuri sonori di Hardly Me (Forever Voiceless, 2023); il coinvolgente funk mediorentale di Regiment (My Life In The Bush Of Ghosts, 1981, ancora e vivaddìo con David Byrne); l’electro funk a perdifiato di Fractal Zoom (Nerve Net, 1992).
Riguardo al processo creativo, Brian Eno ebbe modo di citare l’esempio di Pablo Picasso: «”L’ispirazione esiste, ma la devi trovare lavorando”, disse una volta il pittore spagnolo. Per quanto mi riguarda, non aspetto di essere ispirato: inizio a lavorare e se sono fortunato divento ‘ispirato’. Se viceversa non lo sono, continuo ostinatamente e fiduciosamente a lavorare finché la fortuna non cambia».
L’ispirazione, in ogni caso, ha baciato con estrema naturalezza gli altri 2 inediti della colonna sonora: Lighthouse #429 del 2024, strumentale percussivo e rumorista estrapolato dalla stazione radio Sonos di Eno, The Lighthouse, esclusivamente sintonizzata sul suo vasto archivio; By This River, sublime rivisitazione dell’omonimo brano dell’album Before And After Science (1977), registrata dal vivo il 4 agosto 2021 all’Acropoli di Atene da Brian e da Roger Eno. Buon ascolto.