È stato come essere decorato sul campo, nel 2012, dopo una strenua battaglia consumata alla Triennale di Milano nella mostra Gillo Dorfles. Kitsch: oggi il Kitsch, che aggiornava Il Kitsch: antologia del cattivo gusto scritto nel 1968 dal critico d’arte e pittore triestino. Dorfles, per l’appunto, annotava in catalogo l’esistenza di “una categoria di ‘autori’, i quali volutamente usano citazioni kitsch, come si può notare anche in alcuni ambiti importanti dell’arte contemporanea che vanno, solo come esempio, dalla Pop Art all’Arte Povera, fino alle diverse forme espressive che non rientrano, ancora, nelle tendenze artistiche già riconosciute ”.
Trionfo Sport Italia, 2021
Sicchè c’era Antonio Fomez accanto alle cellulitiche Salomè di Adriana Bisi Fabbri, alla Leda atomica di Salvador Dalí, alla Penelope di Alberto Savinio, alla Donna con la coda di Gianfilippo Usellini, a Madame Garonne di Enrico Baj e al terzetto à Paris di Lucio Del Pezzo, Er ciclopercurione di Luigi Ontani e Lo specchio di Alice di Meret Oppenheim.
Non sfigurava affatto questo pittore nato a Portici, classe 1937, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, fra i primi in Italia ad aver dipinto una stilizzata Pop Art fumettistico/pubblicitaria devota alla società dei consumi che ammiccava alla Pop a stelle e strisce e per l’occasione assemblava in un sol quadro il malefico Kriminal, il pulcino Calimero con tanto di guscio milanista, la confezione dell’effervescente Frizzina e un mostruoso, urlante, patriottico sbandieratore. Antonio Fomez veniva così “sdoganato” per tutti quelli che, fino a quel momento, erano ignari che ci fosse pure lui, con pari dignità, accanto agli altrettanto “popular” Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella.
Politico e bandiera, 1964
“Spesso, a proposito della mia età, varie persone mi chiedono se sono in pensione e se dipingo ancora. Domande alle quali generalmente non rispondo, perché non mi capirebbero e preferisco ignorarle, per non citare anziani direttori d’orchestre di musiche colte, che per lo più dirigeranno finché staranno in piedi ”.
A 11 anni da quel blitz in Triennale, Fomez si presenta così alla Galleria Antonio Battaglia di Milano con la personale intitolata Dalla Pop ai Piatti… che va dal 1963, anno in cui approccia la pittura Pop camuffandola in quadri politicamente scorretti come Politico che promette le case o Politico e bandiera, si trasferisce nel capoluogo lombardo per insegnare e stabilisce un contatto con la scena artistica dell’epoca; fino a oggi, passando per gli assemblaggi di oggetti/souvenir più che mai kitsch, a ribadire giocosamente i veraci natali partenopei; i tributi dissacranti alla storia dell’arte come Venere alle Maldive con tigre (“nel motore ”, marchiata Esso Extra, ndr); le sculture e le installazioni che arricchiscono i contesti urbani.
Venere alle Maldive con tigre, 2007-17
Antonio Fomez non impugna il pennello come fosse un fioretto, semmai lo fa roteare a mo’ di scimitarra lasciando intendere a colori fiammeggianti che il bello dell’arte è il cattivo gusto, il grossolano felice, la naïveté più genuina.
“Dirò di più: mi sono anche divertito a realizzare la serie dei Piatti a cappello di prete”, scrive a proposito dei lavori realizzati fra il 2021 e il 2023 in quel di Portici, “che ho condito con sugo avvelenato in compagnia di vermi, serpentelli e ragni, in quanto l’estate scorsa, essendo stato ospite in alberghi penta stellati, fui colpito da quei curiosi piatti a cappello di prete, nel quale dormivano 4 ravioli che mi costavano 40 € + altre spese, ivi comprese il proseguimento del pranzo e della cena per sfamarmi, in altro locale meno paludato o in una trattoria per camionisti più lontana ”. Fomez è tutto questo e anche di più. Prendere o lasciare.
Antonio Fomez – Dalla Pop ai Piatti…
Fino al 15 luglio 2023, Galleria Antonio Battaglia
, via Ciovasso 5, Milano
tel. 0236514048
Piatto a cappello di prete con ragno, 2023