Il suo punto di partenza è un jazz sulla falsariga di un certo hard bop molto lirico, ma con maggiori tendenze sperimentali rispetto ad Herbie Hancock. Lo dimostra esplicitamente Circle, il suo album parigino del 1971, assimilabile al free jazz e assai diverso rispetto a quanto realizzato in precedenza.

Dotato di una sublime tecnica pianistica, Chick Corea (1941-2021) attira l’attenzione di Miles Davis che lo vuole con sé da In A Silent Way (1969) fino a Miles Davis At Fillmore (1970). La svolta elettrica del trombettista lo coinvolge al punto che una volta lasciata la formazione crea un suo gruppo altrettanto elettrico anche se, come Hancock, non disdegna una dimensione più tradizionalmente jazzistica grazie alla collaborazione iniziata nel 1972 col vibrafonista Gary Burton, il cui stile ben si integra con il suo tocco pianistico molto fluido ed europeo.

Per quanto riguarda invece la dimensione più jazz rock, a partire dai primi anni 70 (dopo l’esperienza di Circle) Corea manifesta nelle interviste l’esigenza di “comunicare ”: dapprima attraverso 2 dischi solisti, Piano Improvisations Vol. 1 e Vol. 2, dove non solo splende la sua brillante tecnica ma inizia a palesarsi l’interesse per il mondo latinoamericano con brani come Masquellero e Sometime Ago. Evidentemente, però, il solismo non è sufficiente a soddisfare le sue esigenze comunicative che, data l’epoca e i trascorsi davisiani, lo orientano verso il rock con un suo gruppo, i Return to Forever.

Il loro 1°, omonimo album del 1972 credo risentisse ancora delle formazioni allargate del Miles Davis elettrico: oltre a Corea ci sono il giovanissimo e fenomenale bassista Stanley Clarke, il flautista Joe Farrell, il batterista e percussionista brasiliano Airto Moreira e sua moglie Flora Purim al canto. L’atmosfera acustico/elettrica colma di umori latini rende questo Lp, insieme al successivo Light As A Feather (1972), poco apprezzato all’epoca dalla critica ma a mio modesto parere imprescindibile in tutta discografia di Chick Corea.

Nel 3° disco dei Return to Forever, intitolato Hymn Of The Seventh Galaxy (1973), la line-up prende le dimensioni di una rock band. Tutto è elettrico, direi frenetico: in particolare nel brano che dà il titolo al disco, in Captain Señor Mouse e anche in quei pezzi, come Space Circus, che iniziano in modo più “atmosferico ”. Per Corea è un grande successo, replicato nei 2 dischi successivi, Where Have I Known You Before del 1974 e No Mistery del 1975, dove compare il grande chitarrista Al Di Meola.

Negli anni successivi, influenzato dalla musica spagnola, Chick Corea bilancerà strumenti elettrici con strumenti acustici ritornando spesso al pianoforte e alternando incisioni con i Return to Forever – ricordiamo in particolare Romantic Warrior del 1976, per il quale la definizione di fusion è tutt’altro che azzardata – a dischi a proprio nome, forse più accettati dai puristi del jazz.