Una decina di minuti appena da percorrere a piedi, nel cuore di Roma, unisce idealmente le 2 mostre allestite nel trentennale della scomparsa di Alighiero Boetti (1940-1994), il genio concettuale e poverista. 2 esposizioni che se da un lato ne evidenziano la doppiezza con la metodica, matematica Raddoppiare dimezzando a Palazzo Carpegna (Alighiero e Boetti, si firmava ripensando a Gemelli, il sessantottesco fotomontaggio fotografico di Mario Ponsetti con Alighiero che prende per mano Boetti), dall’altro ne esaltano il funambolico vitalismo intestato per nome e per cognome, Alighiero Boetti, dal titolo Cabinet de Curiosités, messo in scena come meglio non si potrebbe da Tornabuoni Arte.
Curata da Marco Tirelli e concepita con Caterina Boetti, presidente della Fondazione Alighiero e Boetti, Raddoppiare dimezzando si palesa nel portico borrominiano dell’Accademia Nazionale di San Luca con il bronzeo Autoritratto del 1993: scultura di lui a grandezza naturale, elegantemente abbigliato, che impugna nella mano destra una canna da giardino da cui fuoriesce un getto d’acqua che si trasforma in vaporizzazione, complice un dispositivo di resistenze elettriche. Et voilà, nell’attimo di una malinconica comicità à la Buster Keaton, ecco che la testa surriscaldata di Alighiero viene colta nel più boettiano degli slanci creativi.
Autoritratto, 1993, Courtesy Fondazione Alighiero e Boetti, Roma
È invece nel Salone d’Onore di Palazzo Carpegna che si sviluppa il senso di Boetti per il rigore numerico, per l’ordine maniacale e insieme imprevedibile. Concepita fra il 1992 e il 1993, realizzata in collaborazione con le Poste francesi, Le Magasin – Centre National d’Art Contemporain di Grenoble e il Musée de la Poste, L’Opera postale (De bouche à oreille) invade le pareti nelle sue 11 serie, ognuna delle quali formata da 2 elementi: le buste e i disegni. 506 delle prime, affrancate e timbrate; altrettante dei secondi, a tecnica mista. Un lavoro gigantesco, una ciclopica Mail Art il cui presupposto è avvalersi del contributo/passaparola, consapevole o meno, di un esercito di persone.
Opera postale (De bouche à oreille), 1993
«Il lavoro dei Gemelli è stato uno dei più secchi. Così la spedizione delle cartoline postali nel ’68, in un momento in cui non si mandava niente per posta», ebbe modo di spiegare Boetti. «Quel lavoro non ha un originale: ho spedito 50 cartoline con frasi come “de-cantiamoci su ” (il decantare vuol dire andare giù), oppure “non marsalarti ” (non addolcirti con il marsala della vecchiaia), a seconda delle persone a cui erano indirizzate».
Gemelli, 1968, Collezione privata
Gemelli, con Alighiero e Boetti ripresi frontalmente a camminare in corso Peschiera, a Torino, su un tappeto di foglie secche, è infine il succo della Sala Bianca insieme a Storia naturale della moltiplicazione (1974-1975), il grande polittico formato da 11 carte quadrettate (i quadratini vengono anneriti in modo da ottenere forme ogni volta differenti) e a Io prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969 con la sagoma boettiana sdraiata a terra, frutto dell’accostamento di blocchetti di cemento a presa rapida e l’incanto di una farfalla gialla che si è posata sul petto.
Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, 1992
Alighiero Boetti rasato a zero di ritorno dal Marocco; davanti alla prima Mappa realizzata in Afghanistan nel 1971; col transavanguardista Enzo Cucchi al Ristorante La Colomba, il giorno dell’inaugurazione della XLII Biennale di Venezia; mentre lavora nello studio romano di piazza di Sant’Apollonia al 3; impegnato a installare a Milano l’opera EMME I ELLE ELLE E…
Alighiero Boetti. Cabinet de Curiosités, installation view, Tornabuoni Arte Roma, 2024
© Giorgio Benni, Courtesy Tornabuoni Arte; Archivio Alighiero Boetti
Cabinet de Curiosités, da Tornabuoni Arte, ci presenta anzitutto l’artista nei 20 scatti fotografici in bianco e nero realizzati fra il 1966 e il 1993 da Giorgio Colombo, amico di lunga data. Poi è tutto un rincorrersi, affastellarsi, sovrapporsi di documenti mai visti prima d’ora, di annotazioni, di schizzi, di cartoline, di lettere e quant’altro, provenienti dalla collezione della figlia, Agata Boetti, che spiega: «Per anni, Alighiero ha accumulato materiali in uno scatolone a me destinato: dei bozzetti, i nostri scambi epistolari, i nostri giochi come le numerose battaglie navali, foto, eccetera. “Materiale con cui avrei voluto fare qualcosa ma non ne ho avuto tempo. Tienilo e ne farai tu qualcosa” mi disse». Da qui al Muro (1972-1993), «su queste pareti si mischia tutto secondo quella non-gerarchia attraverso cui Boetti amava il mondo: un mio disegno, la tasca di una giacca, i suoi primissimi Aerei, un disegno a quattro mani con Sol Lewitt o un insieme di francobolli comprati perché belli, erano tutti sullo stesso livello».
Passaporto di Alighiero Boetti, 1957
© Collezione Agata Boetti
Un coinvolgente, a tratti depistante hellzapoppin’ che mette insieme il suo passaporto datato 1957; la cartolina a lui indirizzata da Gilbert & George; il bozzetto fine anni 70 dell’opera incompiuta L’Infinito di Giacomo Leopardi; l’unico schizzo di Mappe (1970); la cartolina spedita alla moglie Annemarie con sopra scritto “I love you baby, Frank Sinatra ”; il Manifesto di Arte Povera ideato e stampato nel 1967…
Cartolina di Gilbert & George ad Alighiero Boetti, 1972
© Collezione Agata Boetti
In una sala della galleria è invece esposto Zoo, accompagnato dalla lettera dattiloscritta da Agata, Matteo e Alighiero Boetti. Definita da Annemarie Sauzeau Boetti «fortuita e senza fine, ordinata quanto disordinata», è l’installazione in origine pensata come un gioco fra Alighiero e i suoi figli. Un passatempo fotografato nel 1979 da Giorgio Colombo, pubblicato sulla rivista Casa Vogue e di conseguenza trasformato in opera d’arte da destinare alla collettività.
Zoo
© Giorgio Benni
Alighiero Boetti o Alighiero e Boetti che sia, va dato dunque merito a Raddoppiare dimezzando e a Cabinet de Curiosités di non aver concesso spazio agli abituali Arazzi dalle infinite frasi, alle Faccine colorate, alle Mappe, alle Carte riempite con l’inchiostro della penna Bic… Qui, in modo sublime e irripetibile, “si mette al Mondo il Mondo ”.
Alighiero e Boetti
Raddoppiare dimezzando
Fino al 15 febbraio 2025, Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
tel. 066798848 – 06798850
Catalogo Electa, € 35
Alighiero Boetti
Cabinet de Curiosités
Fino al 22 febbraio 2025, Tornabuoni Arte, via Bocca di Leone 88, Roma
tel. 0698381010