«Gli uomini non vivono solo di verità, hanno anche bisogno delle menzogne: quelle che inventano liberamente, non quelle che vengono loro imposte». Su questa sorprendente affermazione si fonda una specie di teorema sulla narrativa che porta una firma prestigiosa: Mario Vargas Llosa. Almeno in Italia, lo scrittore peruviano è noto esclusivamente come autore di romanzi di grande successo (La città e i cani, La zia Giulia e lo scribacchino, Il Paradiso è altrove) ed è indubbio che a questi scritti sia dovuta l’attribuzione del Premio Nobel 2010 per la Letteratura.

Tuttavia Vargas Llosa si è confermato da tempo anche come autore di saggistica – merito anche di La verità delle menzogne – e per completare il suo teorema è indispensabile un’altra frase che si scolpisce nella mente: «Le menzogne dei romanzi non sono mai gratuite: colmano le insufficienze della vita». Dunque, l’immaginazione umana è una specie di arma imprevedibile (e in un certo senso diabolica) per sconfiggere l’insoddisfazione, resistere a ogni forma d’ingiustizia e prevaricazione, trasformare l’esistenza. La letteraturail regno per eccellenza dell’ambiguità») propone verità molto relative, o addirittura falsità ed esagerazioni, che servono però a esprimere verità più profonde e nascoste.

Le opinioni – molto individualiste e anti ideologiche – dello scrittore sono forse discutibili sul piano teorico e difficilmente applicabili a generi letterari diversi dal romanzo, soprattutto il filone del romanzo realista moderno nel quale si possono inserire anche i suoi lavori creativi. Ma ciò che realmente incanta è l’acutezza e la coerenza con cui queste opinioni vengono applicate in tutto il volume, attraverso l’analisi di 25 capolavori del ‘900. Difficile scegliere fra tante perle: Morte a Venezia di Thomas Mann, La Signora Dalloway di Virginia Woolf, Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, Il lupo della steppa di Hermann Hesse, Lo straniero di Albert Camus, Lolita di Vladimir Nabokov, Il Dottor Zivago di Boris Pasternak, Il tamburo di latta di Günter Grass, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Herzog di Saul Bellow, e via leggendo…

Un viaggio meraviglioso, attraverso libri indimenticabili. In conclusione, per essere un artista/scienziato della narrativa non è necessario dire verità assolute ma possedere straordinarie capacità: sia come scrittore, sia come lettore. Perché, in fin dei conti, queste 2 figure speculari (indispensabili l’una all’altra) vivono sospese tra finzione e realtà autentica. E infatti si chiede (retoricamente) Vargas Llosa: «È un successo o una sconfitta dell’autore il fatto che il lettore rimanga con questa sensazione di aver letto solo un magnifico romanzo?».

Mario Vargas Llosa, La verità delle menzogne, Libri Scheiwiller, Collana Prosa, 280 pagine, € 20