Se nei 70s Padre Rock non avesse messo in circolazione Roxy Music, David Bowie, Split Enz, Cockney Rebel, Be Bop Deluxe, 10cc e Metro, il glam non si sarebbe trasformato in art né avrebbe ridimensionato con un’alzata di sopracciglio il coattume di Gary Glitter, Slade, Sweet, Suzi Quatro, Bay City Rollers, Alvin Stardust e compagnia glitterata. Fra gli young dudes, hanno modo di spiccare intellettualmente il volo anche i Mael BrothersRon e Russell – che sono i più mitteleuropei di tutti pur essendo di Los Angeles: tant’è che nel 1974 fanno il botto a Londra come Sparks (dopo essere stati Halfnelson sotto l’ala produttiva di Todd Rundgren) con il singolo This Town Ain’t Big Enough For Both Of Us e l’ellepì Kimono My House.

Ron alle tastiere con quella faccia da grande dittatore chapliniano, ugola da Farinelli per quanto riguarda Russell (se siete fra i pochi che ancora non li conoscono vi consiglio il recentissimo Past Tense: The Best Of Sparks in 3 Cd o se preferite 3 Lp) snocciolano fino al 1977 un’estetizzante, decadente musicalità unita a un songwriting propenso al paradosso/nonsense sul filo del cabaret per poi sterzare, benedetti da Giorgio Moroder, verso un geniale synth-pop con l’accoppiata N° 1 In Heaven (1979)/Terminal Jive (1980) e attraversare la decade dell’edonismo reaganiano con dischi senza infamia, senza lode ma con qualche perla sparsa qua e là (The Decline And Fall Of Me, All You Ever Think About Is Sex, Pulling Rabbits Out Of A Hat, Music That You Can Dance To…).

Senonchè quando tutto pare ormai datato, scontato, ovvio, nel 1994 arriva Gratuitous Sax & Senseless Violins a sparigliare le carte rimotivando la verve compositiva dei Mael. Ricordo di essermelo portato appresso a Vienna nei giorni di quel fine d’anno e di averlo più volte ascoltato risvegliando (complici i Mozartkugeln e la Sachertorte) la mia parte dolcemente sparksiana che si era temporaneamente assopita. È con gran piacere, allora, che ho accolto la ristampa rimasterizzata di questo disco che si è a tal punto sottratto alle “convenzioni pop” da anticipare la svolta cameristica di Li’l Beethoven (2002), il vaudeville operistico di The Seduction Of Ingmar Bergman (2009) e il notevole canzoniere di Hippopotamus (2017).

Gratuitous Sax & Senseless Violins chiude 5 anni d’assenza dalle scene (1989-1993) durante i quali gli Sparks vengono approcciati da Larry Wilson, il creatore di Beetlejuice, che propone loro di tradurre in musica il fumetto giapponese Mai, The Psychic Girl per un eventuale film. I Mael pensano di affidarne la regia a Tsui Hark e il ruolo da protagonista all’attrice/musicista texana Christi Haydon, ma il progetto rimane sulla carta. In compenso, Ron e Russell ritrovano dimestichezza con la sala d’incisione, pubblicano il singolo National Crime Awareness Week e plasmano il nuovo album sintonizzandosi su una serie di non-movie connected songs partendo da When Do I Get To Sing ‘My Way’ (“when do I get to feel like Sid Vicious felt…”), proseguendo con Tsui Hark (omaggio al tanto agognato regista) e inanellando perle di forma, sostanza e umorismo come The Ghost Of Liberace, la rappata When I Kiss You (I Hear Charlie Parker Playing) e Now That I Own The BBC, con il vezzo di confezionare veri e propri musical tascabili: elettronicamente, ineffabilmente à la Sparks.

Nelle note di copertina, Russel Mael parla di Ode To The Orphan Recordings riferendosi a quelle demotape che come bimbi abbandonati non trovarono posto nella tracklist di Gratuitous Sax & Senseless Violins e che ottengono proprio qui il giusto risalto. E allora è bello scoprire piccoli capolavori come She’s An Anchorman, Bob Hope, una Mid-Atlantic intonata (ovviamente) da lui e poi in versione cantata, ohibò!, dal solitamente silente Ron; e apprezzare una rivisitazione che non fa una grinza della natalizia Little Drummer Boy. Né mancano, in questo triplo disco, gli inediti 5 brani del Christi Haydon EP cantati proprio da lei, che doveva essere la stella di quel fumetto manga in veste hollywoodiana

Foto: © Gilbert Blecken