Ha compiuto da poco 19 anni, Esther Friedman, quando nel 1974 si trasferisce dalla natìa Mannheim alla Berlino spaccata in 2 dal Muro. James Osterberg, in arte Iggy Pop, ha una decina d’anni più di lei quando nel 1976 raggiunge Berlino insieme a un relitto umano tanto quanto lui, David BowieMe ne sono andato via dalla capitale mondiale della cocaina chiamata Los Angeles per approdare nella capitale mondiale dell’eroina» ricorderà quest’ultimo, «ma grazie a Dio non avevo interesse nell’eroina, per cui non si è trattato di uno sbaglio…»). Iggy (lui sì aficionado del buco in vena) & (l’ex) Ziggy ripartono anonimamente da zero e agli Hansa Studios giusto a ridosso del Muro incidono i dischi delle rispettive rinascite – The Idiot, Lust For Life, Low, Heroes – testando ogni sfumatura dell’elettronica. Ogni tanto capita che trascorrano le serate all’So36, nel quartiere di Kreuzberg dove si concentra la comunità turca, immergendosi nel punk e nella Gegenkultur.

C’è una fotografia, sublime, che a mio giudizio è il manifesto programmatico di Iggy Pop The Passenger in cartellone da ONO arte contemporanea: Iggy che si appoggia alla spalla di Esther assumendo una postura da marionetta disarticolata. Lui guarda a destra, lei guarda fisso. Paiono disinteressarsi l’un l’altra ma in realtà vanno d’amore e d’accordo dopo essersi incontrati nel 1977 a un party (lei, totalmente ignara di chi lui fosse, viene catturata da quei 2 grandi occhi blu). All’inizio flirtano, poi si frequentano sempre più assiduamente fino a mettere in fila 7 anni insieme, semi-convivenza inclusa, al civico 155 della Hauptstraße nel quartiere di Schöneberg dove Iggy aveva preso in affitto un appartamento con Bowie.

Faccia e forse modi da monello impertinente, Esther ci sa fare con l’obiettivo: bianchi e neri che ritraggono una metropoli perennemente grigia, scrostata, fascinosa. E ritratti dell’Iguana in giro per la città (spesso è lui a incoraggiarla a uscire, camminare insieme, scattare foto una dietro l’altra). Iggy Pop The Passenger ne raccoglie 25, più un filmato che ricostruisce il landscape urbano all’Est e all’Ovest.

Fra questi scatti che la Friedman ha ammesso di aver recuperato nel 2013 dentro una scatola finita non si sa come nel cestino del bucato, lei che ha smesso di fotografare alla fine degli anni 80 quando ha inaugurato la sua galleria d’arte (apro e chiudo parentesi: è del 1982 l’immagine che ritrae Iggy ad Haiti, diventata la copertina dell’album Zombie Birdhouse) c’è il sorriso contagioso di lui mentre sta osservando in lontananza 3 ragazzine turche; e c’è ancora lui, a sghimbescio sul marciapiede della Hauptstraße; e poi davanti al portone di casa (sigaretta serrata fra i denti, jeans e chiodo); e sempre lui, a gambe divaricate, che mima un colpo di pistola.

Infine, momenti di relax fra le mura domestiche come quello – irresistibile – dove c’è James/Jekyll al posto di Iggy/Hyde, che si ritrova in compagnia di un pappagallo di stoffa contribuendo a rendere questa mostra ancora più accattivante. Danke Fräulein Friedman, per averci emozionato con tutto questo bendidìo fotografico.

Iggy Pop The Passenger
Fotografie di Esther Friedman
Fino all’8 dicembre 2019, ONO arte contemporanea, via Santa Margherita 10, Bologna
tel. 051262465

Foto: Esther and Iggy
Hauptstraße
155 Hauptstraße
Turkish Girls
Am Abzug
Weisses Jackett
V-Ausschnitt-Pullover
You’re leaving the American Sector
© Esther Friedman 2019