Il vero intenditore di musica è quello che conosce i dischi dei gruppi prima che diventino famosi. E molti dischi antecedenti a questo fatidico momento, a volte sono più belli o interessanti di quelli pubblicati dopo. Questo doppio live registrato dal 24 al 27 aprile 1978 alla Sun Plaza Hall di Tokyo al cospetto di 120.000 fans, è “quasi” uno di questi. Perchè altri lavori, poi, si sono dimostrati all’altezza: sicuramente Lovedrive, Blackout e Love At First Sting.

L’importanza di Tokyo Tapes nella discografia dei teutonici Scorpions (detti “Scorps” dai ragazzi metallari dell’epoca, soprattutto inglesi ), sta nel fatto di racchiudere tutte le hit dagli esordi del 1971 (più 2 classici del rock & roll anni 50: Long Tall Sally di Little Richard e Hound Dog di Elvis Presley) suonate fra l’altro dal nuovo batterista Herman Rarebell, rimasto finalmente fisso fino al 1993, che ha inoltre pubblicato 3 album solisti. Le nuove dinamiche e le ritmiche moderne, giovarono infatti a quei vecchi pezzi che avevano visto alternarsi drummer di studio fuori dal nucleo vitale della band e inevitabilmente fuori sound. Perciò è un disco incredibilmente moderno e omogeneo, Tokyo Tapes, che anticipa l’inizio del British Hard Rock esploso nei primi anni 80.

Altra cosa importante: l’addio del chitarrista solista Ulrich Roth, che per motivi artistici – molto hendrixiano, forse troppo – venne sostituito dal sublime e moderno Mattias Jabs, solista dalla velocità fulminante. La fine di un’era, insomma. Tutt’oggi Roth guida una sua band con la quale propone anche i pezzi degli Scorpions scritti da lui; e transita spesso in Italia, per chi fosse interessato. Completano la lineup Rudolf Schenker, compositore e chitarrista ritmico, eletto il migliore dello strumento dalle riviste specializzate, fratello del mitico Michael che fu parte del gruppo agli esordi; Klaus Meine, cantante nonchè autore dei testi con la sua celebre voce dai toni puliti, vibrati, quasi classicheggianti; e Francis Buchholz: bassista essenziale, uomo di band dal primo disco fino agli ultimi anni di carriera. Una rarità e una fortuna averlo in organico.

Come da tradizione, il pubblico giapponese ha sempre simpatizzato per questo genere musicale e gli Scorpions, grati, eseguirono in questo tour del ’78 un inno a loro dedicato: un classico folk nipponico, Kojo No Tsuki, cantato in lingua originale. Dal 1982 (anno d’uscita di Blackout) in poi, gli Scorpions divennero una formazione super internazionale (l’unica tedesca, fra l’altro) conosciuta in tutto il mondo e famosa per le slow song che non ti aspetteresti da un gruppo hard rock. E Tokyo Tapes ne è un’anticipazione, creando quell’amalgama di band – sia in senso artistico, sia personale – necessaria al successo planetario raggiunto in seguito.

Scorpions, Tokyo Tapes (1978, RCA)