Esprimendosi con il disegno e il collage, nel 1926 firma le sue creazioni semplicemente “bum”. Nel 1934 sottoscrive il Manifesto Tecnico dell’Aeroplastica Futurista e dopo aver fondato nel 1948 il Movimento Arte Concreta, diviene il creatore/creativo dei Libri illeggibili e delle Macchine inutili. Nel 1962, in pieno boom economico, allestisce nel negozio Olivetti di Milano la prima Mostra di Arte Programmata; e ancora, nel capoluogo lombardo, è ideatore del Laboratorio per l’Infanzia alla Pinacoteca di Brera.

E sono indiscutibilmente suoi quei capolavori di un design tuttora avanguardistico: vedi Singer, ”la sedia per visite brevissime” del 1945 con la seduta inclinata a 45°; il posacenere Cubo (1957), con la sua lamina metallica da inserire nella struttura creando una fessura che raccoglie i mozziconi di sigaretta; le lampade da terra e da sospensione Falkland (1964), con il contributo realizzativo di una fabbrica di calze femminili. Oggetti «giusti», come amava definirli Bruno Munari (1907-1998), promotore del «togliere invece che aggiungere», dell’ironico e del giocoso. Ai bambini, suo target favorito, dedica nel 1953 la scimmietta Zizì in gommapiuma e nel 1971 l’Abitacolo in acciaio, da arredare e da costruire a piacimento dentro casa di papà e mamma.

A tutto questo esplosivo helzapoppin’ vanno aggiunte le incursioni nella grafica e nell’editoria che alla Kasa dei Libri di Milano fino al 23 ottobre 2022 declineranno per filo e per segno Le copertine di Munari. Ben 400, raccolte dalla K principale, il bibliofilo Andrea Kerbaker, il quale annota: “L’idea è venuta verso marzo, quando un libraio antiquario ha mandato un catalogo con 25 volumi: la collana Caleidoscopio, con spettacolari copertine che Munari ha disegnato nei primi anni 60 per il Club degli Editori”.

Giusto il tempo di dargli una sfogliata e Kerbaker è già a caccia non solo dei 25 volumi ma degli altri 77, altrettanto munariani, del Club: “Quelli che aveva curato per la collana Un libro al mese disegnando le copertine dal primo titolo, dell’ottobre del 1960, fino al dicembre 1966”. E comunque, conclude Andrea, “la selezione così fatta è proceduta spedita – e con lei gli acquisti dei libri – cercando di individuare sulle minuscole foto dei computer quelli in condizioni migliori. In questo modo, giorno dopo giorno, le copertine gioiose si sono accumulate sulle nostre scrivanie. E la mostra ha preso la forma definitiva”.

Partendo, va sottolineato, dalla prima copertina datata 1930, autore un Munari 23enne, fino all’ultima che precede di poco la sua morte. Come nel design, anche nell’editoria è la cifra stilistica ed estetica a scandire la creatività di questo grande milanese. A documentarlo, le copertine degli anni 30 realizzate per La Lettura e per La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia, di un’eleganza e di un equilibrio superlativi a cominciare dal carattere tipografico.

Negli anni 50, dall’Arte Geometrica incastonata nelle copertine della rivista di architettura e arredamento Domus, si passa alla collana Uno al mese edita da Bompiani enucleando romanzi come Lady Margot di Evelyn Waugh o La moglie inglese di Nancy Mitford con un colorato, curvilineo e imprevedibile Astrattismo; fino alla sovracoperta del romanzo Se questo è un uomo di Primo Levi, 1958, edito da Einaudi, con quel plumbeo steccato che non riesce a schermare i colori luminosi di tavole stilizzate; e ancora Einaudi, 1954, con il Diario di Anne Frank mirabilmente incorniciato di giallo, arancione, rosa, viola.

E dopo l’inconfondibile tocco riservato alle copertine dei libri Rizzoli, Scheiwiller, Editori Riuniti, gli anni 70 di Bompiani danno l’opportunità a Munari di sbizzarrirsi con l’Optical in bianco e nero della collana I Satelliti e il logo/cellula della collana Informazione Sessuale, diversamente colorato a seconda delle tematiche affrontate.

Le copertine di Munari
Fino al 23 ottobre 2022, Kasa dei Libri, largo De Benedetti 4, Milano
tel. 0266989018