Debutto alla regia del fiorentino Alessio Della Valle, American Night è un thriller neo-noir molto ben costruito, ambientato nel mondo dell’arte newyorkese. Si divide in 3 parti, ognuna delle quali racconta gli eventi di altrettanti giorni sotto diversi punti di vista. E l’ordine degli accadimenti non coincide con l’ordine in cui essi vengono raccontati.
Da un lato troviamo Michael Rubino (Emile Hirsch), figlio di un importante boss della mafia di New York, che sta organizzando il funerale del padre a cui dovrebbe succedere, con tutto quello che immaginate possa accadere in una situazione del genere. Il suo più grande desiderio, però, è consacrare la propria esistenza alla pittura e diventare un grande, come gli artisti delle cui opere novecentesche si circonda. Dall’altro, c’è il mercante d’arte John Kaplan (Jonathan Rhys Meyers), enfant prodige della New York artistica, con un passato discutibile e grossi problemi finanziari, il quale sta tentando di riprendere in mano la propria vita aprendo una sua galleria.
Nonostante gravitino attorno ai medesimi ambienti, sarà solo il furto della Pink Marilyn di Andy Warhol a far incrociare, imprevedibilmente e catastroficamente, le loro strade. Accanto ai 2, troviamo figure che in un modo o nell’altro si riveleranno centrali nello svolgersi degli eventi: Paz Vega è Sarah, restauratrice ed ex fidanzata di Kaplan; Fortunato Cerlino è Shalky, corriere narcolettico cui è stata affidata la consegna che vedrà scaturire tutti i problemi; Annabelle Belmondo è Katie, fascinosa ricettatrice; Jeremy Piven è Vincent, fratellastro di John e stuntman che soffre di vertigini.
American Night rispetta tutti i canoni del genere, sia dal punto di vista della trama, sia dell’ambientazione, della scenografia e della fotografia. Ma è anche decisamente Pop. Della Valle fa ampio uso dei “chiaro-scuro”, ma utilizza anche colori molto forti, proprio a richiamare l’arte di cui si parla. Aggiunge, poi, grandi quantità di azione e di violenza in una metropoli notturna illuminata al neon che fa da sfondo alle assurde vicissitudini che capitano ai protagonisti.
Non è un caso che la scritta lampeggiante sullo schermo per quasi tutto il film sia: ART + LIFE = CHAOS. Tant’è che si esce dal cinema convinti che possa essere proprio questa la risposta ai molti quesiti. Sì, perché in questo film niente (o quasi) è come sembra, il mondo somiglia a un fumetto pulp e solo l’arte riesce a renderlo più accettabile.
Accattivante, piacevolmente scorrevole malgrado le 2 ore piene, American Night è anche, in tutta evidenza, un affettuoso omaggio alla Pop Art warholiana, alle pitture (Propaganda su tutte) di Mario Schifano, ai pezzi pregiati di Jeff Koons e di Tullio Crali, straordinario Futurista.