«Volevo fosse una sincera lettera d’amore da dedicare alla musica pop francese, non una specie di pastiche», ha tenuto a precisare un certo Tip-Top. «Ciò significava dover lavorare sulla mia pronuncia francese e cose del genere, facendo in modo che i francesi, ascoltando questo disco, non pensassero “Oh, è irrispettoso!”, oppure “Non ha senso!”».
È sbucato fuori dal nulla, Tip-Top, intonando Aline a Parigi, direttamente dal juke box del Cafè Les Sans Blague. Ad ascoltarlo c’era Timothée Chalamet, una delle innumerevoli star che hanno affollato come un autobus all’ora di punta The French Dispatch, il film-memorabilia diretto dall’iper estetizzante Wes Anderson. Il quale, incoraggiato dal music supervisor Randall Poster ha proposto a Tip-Top d’incidere un album con i suoi più grandi successi. Ma perché mai Tip-Top ha dovuto migliorare la sua pronuncia? Perché è inglese, è nato a Sheffield, si chiama Jarvis Cocker, è stato il leader dei Pulp, da un paio d’anni guida i Jarv Is… e se non si fosse messo di buzzo buono a ripassare la lingua francese non solo non sarebbe mai diventato Tip-Top ma non avrebbe potuto idealmente competere con quello sparuto drappello di anglosassoni che hanno avuto il coraggio di cantare in francese senza dover nascondersi sottoterra per la vergogna.
Iggy Pop, ad esempio, che nel 2009 incide (ispirandosi al romanzo La possibilité d’une île di Michel Houellebecq) l’album Préliminaires con Les feuilles mortes di Yves Montand intonata a meraviglia; e che nel 2012 infila alla perfezione, tra i solchi di Après, La Javanaise di Serge Gainsbourg, La vie en rose di Édith Piaf e Les passantes di Antoine Pol. Seguono a distanza siderale David Bowie, che nel 1977 traduce Heroes in Héros; e Bryan Ferry che nel 1973 registra A Song For Europe per l’Lp Stranded dei Roxy Music intonando, “erre moscia” compresa, “Tous ces moments / Perdus dans l’enchantement / Qui ne reviendront /Jamais / Pas d’aujourd’hui pour nous / Pour nous il n’y a rien / A partager/ Sauf le passé”. Potremmo anche includere fra gli eletti Scott Walker, fan di Jacques Brel al punto da averne rivisitato le composizioni più celebri, da My Death fino ad Amsterdam; e Marc Almond, l’ex Soft Cell non di rado rapito dalla douce France musicale. Entrambi, però, hanno interpretato le cover in lingua inglese per non mettere a rischio, non si sa mai, la reputazione.
Dal canto suo, Jarvis Cocker aka Tip-Top se ne è elegantemente uscito con Chansons d’Ennui, annunciato come “un tributo alla musica pop francese e un’estensione musicale di The French Dispatch”, interpretando con evidente maestrìa (nonostante abbia ammesso con sincerità che «il mio francese parlato è piuttosto atroce»), 12 cover di illustri pezzi transalpini e di brani meno noti. Ad accompagnarlo, i componenti dei Jarv Is… che nel 2020 avrebbero dovuto andare con lui in tournée per promuovere l’album di debutto Beyond The Pale, ma causa pandemìa hanno invece lavorato da remoto a queste “canzoni annoiate” griffate da artisti quali Serge Gainsbourg, Françoise Hardy, Brigitte Bardot e Jacques Dutronc, nonché “ambientate” in modalità vintage come The French Dispatch comanda. Si era ipotizzato di selezionare anche un brano della leggendaria Barbara (al secolo Monique Serf), ma Cocker non è riuscito a trovare nulla che fosse in grado di cantare in modo corretto.
Jarvis Cocker
Chansons d’Ennui si palesa con un flash della Toccata e fuga in Re minore di Johann Sebastian Bach: è il passepartout di Dans ma chambre (scritta da Pedro Espinoza Prieto e in origine interpretata da Dalida) che Tip-Top trasforma in un masochistico, irresistibile melò. Fumettosa, saltabeccante, psichedelica (complice un sitar comme il faut), la cover di Contact (Serge Gainsbourg) non ha proprio nulla da invidiare alla mitica versione di Brigitte Bardot, mentre La tendresse (Hubert Yves Adrien Giraud e Noel Roux, storicamente appannaggio di Marie Laforêt) incede soffice e cameristica; e Amour, je te cherche (Looking For You di Nino Ferrer, tradotta in francese da Lætitia Sadier degli Stereolab) si delinea felpata e “coheniana” dal punto di vista interpretativo.
E se Les gens sont fous, les temps sont flous (scritta e interpretata da Jacques Dutronc) addenta la polpa di un cacofonico beat, non fa che espandersi percussiva e pizzicata Il pleut sur la gare, all’epoca interpretata da Brigitte Fontaine & Areski Belkacem. L’italianissima Parole, parole (di Matteo Chiosso, Giancarlo Del Re e Giovanni Ferrio; sigla di chiusura della trasmissione tv Teatro 10 interpretata da Mina e Alberto Lupo) in Francia si è convertita in Paroles, paroles. Storico duetto Dalida & Alain Delon, l’iconico e bossanoveggiante successo vede empaticamente impegnati Jarvis Cocker & Lætitia Sadier.
Il regista Wes Anderson
Dopodichè sia di nuovo benvenuto Monsieur Gainsbourg col suo Requiem pour un con (dalla colonna sonora del sessantottino film Le Patcha), che qui dà sostanza ad avviluppanti pulsazioni funky, mentre l’orecchiabilità di Mon ami la rose (Cécille Caulier e Jacques Lacome D’Estalenx, per l’ugola di Françoise Hardy), interpretata da Tip-Top in coppia con Serafina Steer, contrasta con la patchanka di Mao Mao (Gérard Guégan e Gérard Hugé, cantata da Claude Channes nel film La Chinoise di Jean-Luc Godard, 1967) e gli afrori jazz & funk di Elle et moi (Pascal Jean Michel Valadon, Aaron Gilbert, Alex Payne e Jean Pierre Cerrone, voce originaria di Max Berlin).
Calando il sipario proprio su quella Aline scritta da Daniel Georges, Jacq Bevilacqua e condotta al successo da Christophe, l’incanto di questa sontuosa lounge music vede Jarvis Cocker, negli immaginari panni di Tip-Top, acquisire il miglior physique du rôle possibile.