Nelle sale di Palazzo Morando, a Milano, è di scena la paladina della verità, della giustizia, dell’uguaglianza; il fenomeno di costume che ha compiuto 80 anni. È l’amazzone Wonder Woman, alias Diana Prince. La prima mostra in Italia dedicata alla più grande icona femminile dell’universo DC Comics, è intitolata Wonder Woman. Il Mito ed è interessante la sua connotazione interdisciplinare che spazia dal fumetto, alla moda, fino alla pop culture.

Willian Moulton Marston, Harry G. Peter, Jon L. Blummer, Sensation Comics no. 1, 1942/01, DC Comics

Nel percorso espositivo troviamo le tavole di Laura Braga, Emanuela Lupacchino, Maria Laura Sanapo, Adam Hughes, Alex Ross, George Perez, Brian Bolland e Phil Jimenez; i fumetti originali provenienti dall’archivio DC a Burbank, in California; i costumi di scena dei film Wonder Woman (2017) e Wonder Woman 1984 (2020); gli oggetti più iconici utilizzati sul set fra cui scudi, spade, archi e frecce; un ricco apparato multimediale di videoproiezioni e animazioni con materiali di repertorio e spezzoni tratti da film e telefilm.

George Tuska, Vince Colletta, The World’s Greatest Superheroes, 1978/04/29, collezione Pozzi Dragoni

Si parte dalla Golden Age fumettistica, dal 1941 al 1955, passando dalla prima importante uscita della nostra eroina su Sensation Comics #1 e gettando uno sguardo sul suo ideatore, William Moulton Marston. Laureato in Legge e Psicologia, attinge a piene mani dai suoi studi per affinare il personaggio di Wonder Woman con la forza di Ercole, la bellezza di Afrodite, la saggezza di Atena e l’occhio da cacciatrice di Artemide. Ma è dalla sua vita personale che nascono le battaglie di WW. Quelli, infatti, sono anni di profondi cambiamenti nella società statunitense vissuti da Marston con la moglie Elizabeth, con Olive Byrne, loro conoscenza dai tempi dell’università e con la bibliotecaria Marjorie Wilkes Huntley. La Byrne, nello specifico, è nipote di Margaret Sanger, l’infermiera e attivista impegnata nelle battaglie per la contraccezione e i diritti delle donne. Colte, indipendenti, femministe, Wonder Woman rappresenterà il meglio di ognuna di loro. E nella mente del fumettista, è lei il mezzo più idoneo «per la propaganda psicologica del nuovo tipo di donna che dovrebbe governare il mondo».

Adam Hughes, Poster Lake Como Comic Art Festival 2018/04/21, collezione privata

Arriviamo al Dopoguerra e al Maccartismo, quando lo psichiatra Fredric Wertham individua nei fumetti la causa principale della corruzione giovanile. E la censura, inevitabilmente, si abbatte con violenza sull’arte in ogni sua forma. In questi anni, viene azzerata la narrazione mitologica: Diana, ad esempio, diventa una donna mortale. Dovremo quindi attendere il 1972 per rivedere Wonder Woman sulla copertina del periodico femminista Ms., in costume da supereroina e superpoteri che le derivano dalla discendenza amazzone. Le sue origini sono infatti  i miti greci, le Amazzoni e gli antichi Dei. È figlia di Hyppolyta, creata dall’argilla e cresciuta a Paradise Island (Themyscira) dove vive con le sorelle in seguito alla guerra con Ares. L’incontro con il pilota americano Steve Trevor, precipitato con il suo aereo sull’isola, cambierà per sempre la sua vita. WW lo seguirà sulla Terra per porre fine alla Seconda Guerra Mondiale e perseguire i suoi scopi: porre fine alle sofferenze, ristabilire l’ordine, mantenere la pace nel mondo.

Andrea Broccardo, Wonder Woman: Agent of Peace (digital series) no. 19 cover, 2020/10,  courtesy the artist

Negli anni 80, DC Comics cerca di mettere ordine nei filoni narrativi dei vari supereroi. Viene pubblicato per 10 numeri, dall’aprile 1985 al marzo 1986, Crisis on Infinite Earths, crossover del genere supereroistico che tenta di semplificare e dare coerenza ai fumetti riscrivendo interi archi narrativi che consentiranno agli appassionati di seguire le storie senza dover impazzire per colpa delle incongruenze. L’universo DC è ormai esploso, ma è sulla Crisi che sono costruite tutte le storie.

Se gli ultimi 30 anni vengono presentati in una sezione dedicata che scandisce ulteriori rinascite fino alle serie The New 52 (dal 2011) e Rebirth (dal 2016), Wonder Woman. Il Mito si conclude con un excursus nel piccolo e nel grande schermo: dalla serie tv con Lynda Carter, fino ai recenti film con Gal Gadot. Un intrigante viaggio, che tocca anche il mondo della moda con il contributo dello storico Maurizio Francesconi, attraverso una videoinstallazione che focalizza le influenze stilistiche e i costumi dell’eroina in una costante oscillazione fra passato, presente e immaginario futuro. A 80 anni suonati, insomma, Wonder Woman è ancora capace di far girare a tutti la testa…

Wonder Woman. Il Mito
Fino al 20 marzo 2022, Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, via Sant’Andrea 6, Milano
tel. 0254914
Catalogo 24 Ore Cultura, € 32

William Messner-Loebs, Mike Deodato Jr, Brian Bolland, Wonder Woman vol. 2 no. 97, 1995/05 (1996/10)
WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata, Milano
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