“All’interno c’era un vecchio, alto, sbarbato ma con lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi: neppure una nota di colore in tutta la sua persona“
Nel 2022 saranno trascorsi 125 anni dalla pubblicazione di Dracula, il romanzo tardo gotico dell’irlandese Bram Stoker (1847-1912). Nell’attesa di celebrare l’anniversario con lo spettacolare contorno del Bram Stoker Festival di Dublino (foto sopra), Halloween si avvicina a grandi passi e Turismo Irlandese ci ha inviato questa intervista con il canadese Dacre Stoker, pronipote di Bram nonché autore di Undead – Gli immortali (2009, sequel ufficiale di Dracula) e Dracul (2018, prequel ufficiale).
Il romanziere Dacre Stoker, pronipote di Bram Stoker
A cosa si è ispirato Bram Stoker per il suo romanzo più illustre?
«Negli ultimi 15 anni, studiando le sue possibili ispirazioni e motivazioni, sono giunto alla conclusione che Dracula può essere descritto come una tempesta perfetta di eventi: il frutto di una combinazione di episodi di vita personale, cronaca e storia esaltati da una meticolosa ricerca. Bram ha formato il suo oscuro e profondo senso dell’immaginazione relazionandosi alla sua crescita in Irlanda e al folklore tradizionale dell’isola, caratterizzato da figure misteriose come le banshee (spiriti femminili), le pooka (creature portatrici di buona o di cattiva sorte) e i changeling (bambini dall’aspetto malaticcio e deforme, figli delle fate che li scambiavano con bimbi sani, purché non battezzati). In un’intervista, poi, Bram ha ammesso d’interessarsi da sempre alla leggenda del vampiro, dichiarando che “è un tema molto affascinante, poiché tocca sia il mistero sia i fatti“. Ed è cosa ormai nota che nel Medioevo il terrore del vampiro spopolasse interi villaggi».
Bram Stoker (1847-1912)
Cosa ha significato crescere a Dublino in quel periodo?
«Il 1847 non è stato un grande momento per nascere. L’Irlanda era afflitta da un’epidemìa di colera e dalla carestìa, nelle campagne si moriva di fame e si tentava di raggiungere le città in cerca di elemosina, situazione che ha incrementato il diffondersi di malattie e povertà. Tutto ciò veniva spesso descritto come un triste scenario in cui sembravano muoversi creature simili a scheletri ambulanti. E per Bram è stato anche peggio: lui stesso, dall’età di 7 anni, ha sofferto di una malattia non diagnosticata che lo confinava perlopiù a letto. Questa condizione, unita alle storie sul folklore e sulla superstizione irlandesi che gli venivano raccontate, nonché sulla vicenda di sua madre sopravvissuta all’epidemìa di colera di Sligo, gli ha sviluppato un senso dell’immaginazione piuttosto macabro che di certo ha esercitato un forte influsso sulla scrittura di Dracula».
È vero che Bram ha viaggiato in Transilvania per effettuare ricerche finalizzate alla stesura del suo romanzo?
«Il mio avo non è mai andato in Transilvania, ma ha raccolto moltissime informazioni in varie biblioteche, come quelle di Londra e di Whitby, o la Marsh Library a Dublino, ben prima di iniziare a scrivere Dracula. Inoltre, ha avuto modo di consultare Cosmography che già nel 1866 (ovvero 24 anni prima dell’inizio della stesura del romanzo) conteneva un riferimento alla Valacchia e a Dracula».
La prima edizione del Dracula di Bram Stoker
L’attore Henry Irving, di cui Bram è stato assistente personale e confidente, può considerarsi un modello per il Conte Dracula?
«In effetti Irving ha interpretato per 27 anni Mefistofele (il diavolo) al Lyceum Theatre, e il ruolo ha costituito per Bram una forte suggestione visiva. Oltre a ciò, Vlad Dracul III “L’impalatore”, regnante della Valacchia (vicino alla Transilvania), ha contribuito a fornire al nome un po’ di storia, così come i riferimenti associati al diavolo che riguardano Vlad. L’insieme di questi elementi l’ha aiutato a creare il personaggio del Conte Dracula».
Era davvero convinto che i vampiri fossero reali?
«Diciamo che aveva una mentalità molto aperta… Ci sono misteri che gli uomini possono solo indovinare; e che, era dopo era, possono risolvere solo in parte. A questo proposito, mi sento di dire che Bram fosse convinto che parecchie persone credessero nell’esistenza dei vampiri».