Una classe per i ribelli (La lutte de classes) è la divertente commedia francese di Michel Leclerc, scritta insieme alla sceneggiatrice Baya Kasmi. La trama: Sofia e Paul sono 2 genitori – li interpretano i bravi Edouard Baer e Leïla Bekhti – che scelgono di lasciare Parigi e trasferirsi a Bagnolet, nella banlieue, per poter iscrivere il figlio Corentin (Tom Lévy) una scuola pubblica e vivere liberi da ogni genere di costrizione borghese.
Edouard Baer, Tom Lévy e Leïla Bekhti
Sono una coppia di idealisti: lui, batterista anarco-punk spiantato e decisamente anacronistico, in costante conflitto con il sistema; lei, avvocatessa di origine maghrebina orgogliosissima delle proprie origini, che grazie all’ascensore sociale ha potuto elevarsi dalla condizione di figlia d’immigrati.
All’inizio Corentin è felice, circondato com’è di amici; e anche Paul e Sofia apprezzano la nuova routine e le frequentazioni con gli altri genitori. Sembra quasi la realizzazione di ogni desiderio… senonchè a causa di alcuni atti di bullismo (Corentin e i suoi amici vengono apostrofati come “piccoli bianchetti fragili”), la coppia comincia a percepire lo scontrarsi plastico di ideali e realtà. In tutto ciò, si preoccupano più dei loro problemi e poco degli stati d’animo del figlio, tanto da generare una bizzarra concatenazione di eventi destinati a travolgere l’intera famiglia.
Baya Kasmi e Ramzy Bedia
Una nota di merito va a Baya Kasmi e a Ramzy Bedia, rispettivamente maestra e preside. Se la prima riesce a esprimere assai bene l’impossibilità degli insegnanti a essere efficaci nel politicamente corretto della scuola d’oggi, il preside è l’esatto opposto: un uomo pragmatico, che sa farsi rispettare ed è amato nonostante gridi in faccia a genitori e studenti le cose come stanno. È evidente la volontà di una (seppur lieve) denuncia dell’approccio ipocrita alla vita, attribuito ai radical chic (in francese: bourgeois-bohemien, bobos).
Una classe per i ribelli mette in luce le contraddizioni del vivere una vita da idealisti, in lotta contro tutto e, illusoriamente, liberi da pregiudizi. Le illusioni finiscono quando ci si scontra con la realtà dura e cruda: quella in cui anche gli altri mostrano pregiudizi nei tuoi confronti; e spesso le incomprensioni derivano dal non parlarsi davvero, presupponendo le reazioni dell’altro senza conoscerlo a fondo. Tutt’altra cosa, insomma, immaginare come sarebbe vivere in periferia mentre si è seduti al caldo del proprio appartamento parigino, rispetto a doverlo sperimentare ogni giorno sulla pelle, propria e dei familiari.
Carino, divertente, scorrevole, senza troppe pretese, il film riesce a rimanere leggero sebbene i temi affrontati siano potenzialmente dirompenti: vedi il diritto all’istruzione e tutte le questioni sociali, razziali e religiose che ne conseguono.